venerdì 31 dicembre 2010

IL ROMBO

ROMBO nome latino:SCOPHTALMUS RHOMBUS nome dialettale: PETTINI, MOLTO FREQUENTE SULLA SPIAGGIA DI SCHIAVONEA E AL MOLO DI FABRIZZI LO SO PERCHE NE PESCO UN INFINITA  E PER SLAMARLI CI VUOLE LIRA DI DIO.
   E un pesce piatto dal corpo largo, romboidale e asimmetrico, dalla pelle liscia, che giace sul fondo appoggiato sul fianco destro; gli occhi sono entrambi sul lato sinistro del capo.
Presenta una bocca ampia, munita di denti piccoli e acuti disposti in varie serie; i primi raggi della pinna dorsale sono ramificati e liberi dalla membrana. La colorazione è mimetica e varia a seconda del fondo su cui il pesce si sposta; sul dorso scuro possiede delle piccole macchiette chiare e scure; ciò gli permette di mimetizzarsi per sfuggire ai predatori.
si nutre di pesci, calamari e crostacei.
Si riproduce da febbraio a marzo; le uova e gli avannotti (giovani) sono pelagici e, come in tutti i pesci piatti, possiedono dapprima un occhio su ciascun lato, poi crescendo un occhio si sposta sopra il capo avvicinandosi all'altro. Raggiunge i 70 cm di lunghezza e i 7 Kg di peso, ma è comune intorno ai 300-500 grammi.
Dove vive (Rombo Liscio o Soaso)
comune in Mediterraneo, Mar Nero e nell'Oceano Atlantico. E' abbastanza comune lungo le coste italiane, soprattutto nell'Adriatico; vive su fondali sabbiosi e ghiaiosi, meno frequente su quelli fangosi, a profondità comprese tra 10 e 70 m. Spesso lo si può trovare nelle lagune, perchè è una specie eurialina, in grado cioè di sopportare i cambiamenti di salinità delle acque. Ha un'elevata capacità mimetica: per gran parte del tempo rimane parzialmente infossato nella sabbia.Si possono insidiare nella classica pesca a fondo  se ci sono nei paraggi non tarderanno le abboccate.

LA MORMORA (Pagellus mormyrus)


La marmora è un pesce ambito dai Napoletani che affollano spesso la nostra Costiera Ionica
Habitat
Diffusa in tutti i nostri mari, vive in prossimità delle coste e predilige i fondali sabbiosi e fangosi. Non si spingono mai a profondità superiori ai 25 o 30 m.e spesso pascolano in piccoli branchi. Non si distacca mai dal fondo dove cerca il cibo.
Tecniche di pesca
La mormora si insidia con la classica pesca a fondo; l'azione di pesca può essere statica (con canna posizionata a terra in attesa delle abboccate) o dinamica (con continui richiami del piombo sul fondo effettuati con la canna e non con il mulinello). La sua cattura è possibile tutto l'anno, ma i periodi migliori vanno da maggio a ottobre. Le ore più redditizie sono quelle del primo mattino e quelle immediatamente precedenti e successive al tramonto.
Morfologia
Muso lungo e appuntito, corpo leggermente appiattito con 10-12 fasce verticali nerastre. Colorito argenteo o dorato con un'unica pinna dorsale bassa e prolungata. Può raggiungere i 35 cm. di lunghezza e il peso di 800 gr.
Montature
Esche
L'esca regina in assoluto è l'arenicola, ma vanno benissimo anche i muriddu, i saltarelli, la tremolina, il paguro e il cannolicchio e tutti gli anellidi in genere.



PESCA NEI PORTI



La pesca nei porti è la pesca sportiva praticata dai porti o dai moli.
È molto diffusa in Italia per la quantità di pesce che si può pescare ed anche per la varietà di fauna presente nei porti.
Per praticare la pesca nei porti bisogna avere un' autorizzazione del comandante del porto.
Si possono usare diverse tecniche di pesca in funzione dal tipo di pesce che si vuol pescare. La più diffusa attualmente è la tecnica alla bolognese, che consiste in una canna abbastanza lunga (circa 6/7 metri), molto leggera e correlata di un mulinello molto leggero, anche perché in questa tecnica la maggior parte del tempo la canna si tiene in mano. Generalmente in questa pesca si usa come esca il bigattino con l'aiuto del pasturatore per insidiare delle spigole o altri pesci predatori utilizzando una montatura con galleggiante e piombata a dovere.
La pesca nei porti è anche molto frequentata perché a causa degli spostamenti dei pescherecci e delle barche il fondale è sempre in continuo movimento, ciò fa si che il pesce trovi sempre di cui cibarsi senza difficoltà, ed è per questo che nei porti si possono trovare tante razze diverse di pesce, come: spigole, orate, mormore, granchi, serra, cefali, polipi, ecc.
La bolognese non è l'unica pesca che si può fare nei porti, molto diffusa è anche la pesca a fondo, che consiste in una canna da lancio abbastanza robusta con un mulinello sempre dello stesso calibro. Si prepara la montatura con un filo di nylon che varia dal 23/45, in funzione delle pesca e dal tipo di pesce che si vuol catturare, un piombo a palla scorrevole in modo tale da resistere alle forti correnti presenti nel molo ed infine uno o due ami che variano dal 10 all'1.
Le esche più adatte sono: arenicola, americano, bigattino, sardina, koreano.

NO-KILL E CATCH & RELEASE

Il No-kill (o Catch and Release - letteralmente "Prendi e Rilascia") è una filosofia di pesca diffusasi da pochi anni che svincola definitivamente la pesca sportiva dalla sua anziana parente commerciale e "nutrizionale".
Diffusasi recentemente è oggi applicata sempre da un numero crescente di pescasportivi e consiste nel rilasciare il pescato immediatamente dopo la cattura procurandogli meno danni possibile. Al pescatore resta una foto e l'emozione vissuta, al pesce la liberà di tornarsene in acqua. La pratica del "Catch and Release", è particolarmente diffusa nelle tecniche di pesca a mosca, spinning e carp fishing, e adotta una serie di regole precise per recare il minor danno possibile al pesce catturato: utilizzare ami singoli senza ardiglione, bagnare le mani prima di toccare il pesce per liberarlo, maneggiare comunque il pesce il meno possibile (ideale sarebbe liberarlo senza toglierlo dall'acqua e senza toccarlo, facendo leva unicamente sull'esca o sull'amo).
Gli ami multipli (ancorette) e gli ami con ardiglione provocano al pesce ferite gravi che ne mettono in pericolo la sopravvivenza. Usando ami singoli e privi dell'ardiglione potremo slamare più facilmente il pesce e senza provocargli danni. Pur facilitando la slamatura, gli ami privi di ardiglione, sono in grado di provocare danni di una certa entità, specie a carico delle strutture della bocca e della gola del pesce, che, nei casi più gravi, muore a causa dell'impossibilità di alimentarsi o per la gravità delle ferite riportate, soprattutto in conseguenza del combattimento. Anche se il pesce riesce a sopravvivere andrà incontro ad un periodo di stress alimentare che potrebbe pregiudicarne la condizione. Normalmente l'amo senza ardiglione aumenta in modo significativo la percentuale di slamature durante il ricupero del pesce.
Il pesce durante il ricupero lotta strenuamente per liberarsi. Questa lotta impari provoca uno stress grave con rilascio di un livello eccessivo di acido lattico. Sintomo di questo stress eccessivo causato da un ricupero lento è la posizione che il pesce assume dopo esser stato rilasciato: sta fermo a lungo e, nei casi più gravi, si abbandona in posizione orizzontale alla corrente. Ugualmente importante è la slamatura veloce favorita dall'assenza dell'ardiglione sull'amo. Il pesce può sopravvivere fuori dell'acqua solo per pochi minuti ed è opportuno ridurre questo tempo a pochi secondi, e comunque dove possibile è consigliato tenere il pesce in acqua.

EUGENIO UCCI UN GRANDE CAMPIONE

PESCA DELLA REGINA DELLE NOSTRE ESTATI




L'orata è uno dei pesci più ricercati dai pescatori calabresi per la resistenza che sprigiona una volta allamata, regalando al pescatore minuti di vera emozione. é insidiabile con diverse tecniche, delle quali le più diffuse e redditizzie sono il surf casting e la pesca a fondo dai moli. é bene tenere presente che questo pesce pascola e si ciba in orari non canonici: spesso, infatti, allamata nelle ore piu calde dela giornata e con mare calmo puo regalare forti emozioni.
SURFCASTING Nel surfcasting l'orata è la preda pincipe in molte delle nostre zone come thurio  o laghi di sibari o mirto, garantendo al pescatore un valore aggiunto legato alla sua diffidenza e prelibatezza. La pesca rivolta agli esemplari più grossi si svolge su spiagge sabbiose nelle quali sia accertata la presenza, al largo, di colonie di molluschi marini bivalvi, siano essi cannolicchi, cozze, fasolari o datteri di mare, alcuni fra gli alimenti preferiti dell'orata. La cozza è un'esca molto conosciuta tra i pescatori e quasi tutti ne conoscono le modalità d'utilizzo, anche se esistono alcuni sistemi molto laboriosi. Uno abbastanza semplice è quello che prevede l'inserimento dell'amo all'interno delle valve senza danneggiare la cozza ed assicurando la chiusura con un piccolo elastico. Nel caso del cannolicchio, l'amo deve essere inserito tra le due valve. sempre da tener chiuse con un elastico. Altre ottime esche alternative ai molluschi soni il granchietto di sabbia e gli anellini, fra i quali in primis l'arenicola e il bibi e poi tutti gli altri vermi, come ad esempio l'americano. é bene ricordare che per i vermi è importante sì l'innesco, ma soprattutto non usare terminali troppo grossi. Il granchietto di sabbia deve essere raccolto nella stessa località di pesca; una buona tecnica per la cattura è quella di utilizzare una mezza sarda legata sul bagnasciuga: in una mezz'ora numerosi granchiette accorreranno e, una volta privati delle chele e delle ultime due zampe, costituiranno un boccone irresistibile per orate di grosse dimensioni. Per quanto riguarda l'attrezzatura, si utilizza quella classica da surfcasting: una canna da 4-5 mt, abbastanza potente per lanciare un piombo da 100-150 gr oltre la linea di frangenza delle onde, ed un mulinello in grado di imbobinare circa 200 mt di filo dello 0,30-0,35 mm. é importante che il mulinello sia dotato di un'ottima frizione, considerando la combattività e la mole del pesce che può raggiungere facilmente, come si è detto, il peso di 5-6 kg. La montatura è abbastanza semplice da eseguire: il piombo, che può essere indifferentemente a saponetta, a palla o a pera, deve essere di tipo scorrevole e con fori passanti sufficientemente ampi per raccogliere il monofilo dello 0,35. Una volta inserito il piombo sulla lenza madre, su di essa va montata una girella in acciaio con moschettone della misura 8. é opportuno inserire un salvanodo tra girella e piombo per evitare rotture al monofilo. Il terminale, realizzato con monofilo dello 0,22-0,28, dovrà avere la lunghezza di circa 1 mt.

GLI AMI USATI PER IL SURFCASTING

Nella pesca dalla spiaggia, come del resto in tutte le discipline alieutiche praticate con cognizione di causa, uno dei fattori più importanti è il giusto abbinamento tra amo ed esca. Considerando che può capitarci di dover usare tanto ami piccolissimi, anche del 14 per la ricerca nel sottoriva con piccolissime tremoline, quanto ami di ben altra robustezza come i 4/0 destinati ai gronghi più grossi innescati con una seppia intera, si capisce quanto vaste siano le possibilità da esplorare per avere la migliore presentazione dell'esca possibile in quel momento. Nemmeno basta dire ad ogni esca abbino il tale amo variandone al limite la misura, perché va tenuto conto di una serie di fattori quali la grandezza dei pesci che ci aspettiamo di trovare e la loro disponibilità ad abboccare, lo stato del mare, su che genere di calamento dovrà lavorare, a che distanza da riva e via discorrendo. Purtroppo, per quanto ci riguarda, l'amo universale non esiste. Dovremo prendere in analisi alcune tipologie base e vedere in quali occasioni sia possibile e conveniente il loro utilizzo.
Crystal: sono i classici ami a paletta nichelati, gambo medio filo sottile o medio e curva asimmetrica. Il più classico crystal per la pesca dalla spiaggia è il Gamakatsu 120N, ma ve ne sono un'infinità di varianti validissime in commercio, a gambo più corto, a curva più ampia, con o senza ardiglioncini sul gambo, addirittura colorati in rosso, blu, verde. Sono ami abbastanza generici, adatti per essere legati su braccioli abbastanza sottili (max 0,20) nel beach ledgering e nella pesca sulla distanza alle mormore e altri grufolatori di taglia medio piccola, anche oratelle. Il loro limite è che vanno usati preferibilmente con vermi leggeri come tremoline, muriddu, coreani, o arenicola, e specialmente in quest'ultimo caso il nodo sulla paletta potrebbe ostacolarne lo scorrimento sul bracciolo e quindi un innesco corretto. Come suggerito da Graziano si può coprire il nodo con un filo di smalto per unghie trasparente per facilitarne lo scorrimento. Tra le serie da vedere, di casa Gamakatsu oltre a quella citata i 187n che sono la versione storta del 120n e le serie 2110n e 2120n con o senza ardiglioncini. Si tratta di due ami leggeri a gambo medio nati per l'acqua dolce, ma sperimentati con successo anche nella pesca dalla spiaggia.
Aberdeen: L'amo tuttofare, adatto sia per l'innesco di vermi di qualsiasi dimensione che per l'innesco del filetto di sardina. E' un amo a gambo lungo o extra lungo, curva rotonda, con occhiello, e solitamente è di colore nero o blu scuro: ne esistono un'infinità di varianti, in cui si può avere un filo più sottile, una curva ellittica anziché rotonda, ardiglioncini fermaesca, una punta con un tipo di affilatura diverso. Nel surfcasting vengono usate le misure dal 10 per il beach ledgering al 3/0 per innescare la sarda sfilettata doppia. Il prototipo dell'aberdeen è il Mustad serie 3262, abbastanza economico e reperibile in tutte le misure oppure, per chi preferisce una finitura più liscia del gambo e una robustezza maggiore il Gamakatsu 5013F. Poi vi è un'altra serie, un po’ particolare e che non a tutti piace ma in certe condizioni funziona davvero: il Mustad 4446. E' una amo a filo davvero sottilissimo, indicato per l'innesco dell'arenicola su braccioli sottili (0,14 o 0,16) nelle numerazioni 6 e 8; specifico per la pesca delle mormore più sospettose a mare fermo, per quelle occasioni in cui sappiamo che ci sono ma sono davvero guardinghe. Per contro, sono ami delicati, si spuntano facilmente e si possono aprire sotto la trazione di qualcosa di più consistente di una mormora anche di mezzo chilo. E veniamo così ad un limite d'azione dell'aberdeen, che va bene per mormore, saraghi, spigole, gronghi, pesci piatti, insomma un po’ tutto, ma che sinceramente sconsiglierei per le orate, vista la probabilità tutt'altro che remota di andare in contro a cocenti delusioni perché non ha trovato un punto di infissione nel palato o nelle labbra carnose dello sparide.
Beak: Gambo corto, affilatissimo, punta rientrante storta e occhiello, robustezza al top. Un amo destinato ai lavori pesanti: esche dure, pesci dal palato coriaceo, innesco del vivo, ma non soltanto, come vedremo più avanti. Solitamente viene realizzato in acciaio come i Mustad 9223 e similari, oppure in carbonio, che a mio avviso vanno preferiti perché se il pesce rompe la lenza con l'amo in bocca ha molte più possibilità di sopravvivere. E' l'amo da preferire per la pesca dell'orata, ed è adatto anche all'innesco del durissimo murice, anche se per via del suo peso, solitamente abbastanza elevato in rapporto alla dimensione, va abbinato solo ad esche di una certa corposità come americani interi, bibi, granchio, grose strisce di calamaro, con braccioli non troppo sottili (l'amo storto rischierebbe di arrotolarli su se stessi) e in condizioni di mare un po’ mosso. In commercio ne esistono tantissimi modelli, in grado di fronteggiare qualsiasi situazione di pesca. Le serie più generiche ed efficaci sono a mio avviso i Gamakatsu 5413F e i Track M50 con cui mi sono trovato in assoluto benissimo: ideali per l'orata, sono ora disponibili anche in misure davvero microscopiche per un beak: si arriva al n°10, con tutta la robustezza del caso. Anche il Tecnofish 4444blnr è un amo beak, ma la sua leggerezza e la sua robustezza hanno davvero del miracoloso… Tant'è, che contravvenendo alle regole si può usare nelle misure 7 e 9 per il Tecnofish o 10 per il Track M50 per l'innesco di sostanziosi bocconi d'arenicola destinati alle grosse mormore (parlo di quelle da quasi un chilo) o alle oratelle notturne, con risultati strabilianti, e soprattutto senza l'incubo di un amo che si apre o che riesce a liberarsi dal punto di ferrata. Robustissimi, adatti per l'innesco del vivo o per i gronghi più grandi, i Tecnofish DRF78 (la sigla sta per drifting, e questa è già una garanzia). Ottimi anche numerosi modelli della Owner, distribuiti da Tubertini.
Serie e modelli particolari: ovviamente la lista degli ami utilizzabili nella pesca dalla spiaggia non finisce qui. Ve ne sono ancora una varietà incredibile di modelli e di tipi. Ritengo che ognuno debba o possa cercarsi delle alternative ai "capisaldi" fin qui esposti, e a volte, quando funzionano davvero, entrare a far parte delle dotazioni standard di pescatore o di agonista. Regola uno: non abbiate timore di fare delle prove, non date mai per scontato che quello che vi è stato consigliato sia sempre effettivamente il meglio del meglio, regola due: sappiate correre qualche rischio nel fare delle prove. Vi dico quindi qualche risultato, pur sempre frutto di gusti personalissimi, a cui sono arrivato in questo continuo lavoro di sperimentazione sui materiali. Risultati incoraggianti nella pesca a pagelli e mormore svogliate, nonché saraghi e altri pesci li ho avuto con i cosiddetti "ami offset", usando l'americano come esca. Sono ami dalla forma particolarissima, col gambo curvato e la parte finale della punta piegata molto in dentro, che risultano inesorabili quando il pesce mangia male, risputando, pronto a scappare a chilometri appena sente la minima puntura. Se volete provarci, Tecnofish serie 5252 o alcune serie della Owner. Usare robusti ami da carpa in mare potrebbe sembrare un'autentica eresia, eppure funzionano e anche bene. Così fu che scoprimmo i Gamakatsu 6314b in varie misure, bronzati a paletta, gambo molto corto, con la punta molto rientrante, affilatissimi. Quest'amo ha dato buoni risultati nella pesca sul misto, per l'innesco del muriddu, tanto da poter essere considerato quasi un amo specifico per i saraghi testa nera con quest'esca, o anche americani ma anche nelle misure più piccole per l'arenicola. Altro amo davvero insolito ma molto efficace per l'innesco dell'arenicola è risultato l'introvabile Lion D'or special Cannelle serie 1209, uno strano crystal a gambo lunghissimo, bronzato, dalla leggerezza davvero eccezionale, ma a parità di peso più robusto dell'aberdeen 4446 della Mustad per via della forgiatura sul gambo. Ottimo, ma davvero, per l'innesco dell'arenicola ci ha datto bellissime mormore. L'ultimo che vi propongo è un amo ancora una volta "scippato" a tutt'altra tecnica di pesca: la pesca della trota in laghetto con la bombarda o il vetrino. Parlo del Tubertini serie 22, (ve ne sono numerose serie di altre marche, anche con ardiglioncini), ami a paletta rossi a gambo medio, molto leggeri, a punta leggermente rientrante e curva ampia, Si tratta di un'amo in lega, che mi incuriosiva per l'idea che riuscisse a nascondersi meglio nell'arenicola o nell'americano e per la sua leggerezza. Anche questo ha dato i suoi frutti, e lo sfrutto molto nel beach ledgering e nelle pesche "di fino".

OCCHIO ALL OCCHIATA





Dal punto di vista gastronomico, è considerato un buon pesce, anche se la sua taglia media non oltrepassa i trecento grammi. E' un pesce estremamente combattente e "tira" come un forsennato, nonostante le sue ridotte dimensioni; quindi si rileva un ottimo antagonista dal lato sportivo. Le attrezzature con i relativi finali come attrezzature primarie, impiegheremo canne possibilmente in carbonio, lunghe circa quattro metri: ottime quelle all'inglese che si rivelano particolarmente adatte per i lanci di lenze sottili. Comunque, a prescindere dalla moda anglosassone, altre tipologie di canne come le bolognesi a lunghezza similare vanno ugualmente bene. A questi requisiti ne aggiungeremo altri, come, ad esempio, la possibilità di poter disporre di anelli o passanti in buon numero, equamente distribuiti e realizzati con ottimo materiale ad alta dispersione di calore. L'azione delle canne sarà quella di punta e media.I mulinelli saranno quelli tipici della categoria 050, ossia a grandezza medio-piccola, a tamburo fisso. Il mercato attuale ne mette a disposizione una miriade: con leva da combattimento, con doppie frizioni, oppure supertrattati contro la corrosione o realizzati con leghe speciali e frizioni in carbonio.Indipendentemente dai requisiti "tecnologici" che può offrire un determinato mulinello, quello che effettivamente conta, e che occorre nella sostanza, è che sia funzionale, semplice, robusto e di conseguenza ... longevo. Praticamente i mulinelli migliori devono essere dotati di organi meccanici interni in bronzo, in acciaio inox e con frizioni speciali per garantire le catture più qualificate. Insomma, mulinelli, il cui costo risulta sensibilmente più alto degli altri, ma giustificato per la loro affidabilità nella pesca e nel tempo. Per quanto riguarda la lenza madre ed i finali, dovremo regolarci nel modo che segue per avere una buona garanzia di successo. Considerando che questa particolare tecnica di pesca la si può eseguire sia di notte che di giorno, potremo variare a nostra discrezione le selezioni dei monofili. Riguardo alla lenza madre, cioè quella da avvolgere in bobina, opteremo per uno 0,16/0,18 ad utilizzo notturno, e uno 0,14/0,16 per un impiegoordinario.Per il finale, sceglieremo un monofilo con sezione variabile a seconda delle condizioni di trasparenza delle acque, e cioè dello 0,08/0,10 oppure dello 0,12. Naturalmente questa logica la si segue in condizioni ordinarie e diurne. Se la pesca si farà di notte e risulterà fruttuosa, magari con prede qualificate, a questo punto potremo tranquillamente usare un finale dello 0,16 oppure un monofilo unico dello 0,18. Prepariamoci al montaggio della lenza completa che deve essere effettuato con una certa metodologia. Tutto è necessariamente subordinato alla presenza delle nostre amiche pinnute che possono sostare in superficie, negli strati intermedi o nelle vicinanze del fondo del mare. Un montaggio tipico da occhiate lo si ottiene facendo scorrere la madre lenza negli anelli e inserendoci un galleggiante porta starlight (uso notturno) piombato a grammatura variabile a seconda delle nostre esigenze riguardo ai lanci. Il galleggiante lo fisseremo in modo da far giungere l'esca alla distanza voluta di circa 2-3 metri dalla superficie, oppure lo renderemo scorrevole se ci accorgeremo che le occhiate sono presenti in profondità. Al capo della madre lenza genereremo un'asola, alla quale fisseremo il finale vero e proprio, costituito appunto da un monofilo dello 0,10/0,12 o 0,16. Il finale suddetto recherà un solo amo, ed anche questo varierà nelle misure dal n. 16 al n.Un pallino oppure due pallini del n. 9-10. Uno di questi va distanziato dall'amo di circa 80 cm per far fluttuare meglio l'esca in corrente. Le esche e le pasture:Esche ce ne sono molte appetite dalle occhiate, dalla polpa di sardina al fiocco di pane, dalla pasta per le occhiate commercializzata sotto forma di sfarinato, ai bigattini, e poi vermi, crostacei e molluschi vari. Tra queste esche tipiche citate, ce n'è una molto appetita dalle nostre "amiche", ed è quella che useremo: il bigattino. Il bigattino, chiamato anche bachino, cagnotto o con altri nomi dialettali, è la comune larva di mosca carnaria. Di importazione dulceacquicola, in quanto originariamente impiegato per la pesca in acque interne, il bigattino si rivela una della migliori esche in assoluto, non solo per questi Sparidi, ma anche per altre specie di pesce pregiato come il sarago e la spigola. E' un'esca pratica e la si trova facilmente in commercio nei negozi specializzati in attrezzature e articoli di pesca. La pastura, che è un elemento attirante ed indispensabile per i buoni esiti nelle nostre avventure di pesca, può essere realizzata con formula casalinga o comprata confezionata sotto forma di sfarinati o impasti nei secchielli appositi. Per chi opta per la prima soluzione, è necessario comprare un certo quantitativo di sardine fresche (almeno 2-3 kg per ogni pescata), privarle di testa, coda ed interiora, macinarle ed impastarle con sfarinati da mare appositi e almeno un po' di pane bagnato. Chi desidera l'altra soluzione meno impegnativa, e cioè l'acquisto diretto delle confezioni già preparate, può orientarsi sempre sugli sfarinati da pastura da preparare al momento dell'uso e sui secchielli contenenti sarda macinata raccolti in rete, tipo quelli di Spagna Guerrino che si rivelano veramente eccezionali. Come abbiamo già accennato, le zone migliori sono quelle situate nei luoghi con corrente dei punti cospicui della costa, .  le imboccature dei porti, i dintorni dei manufatti artificiali o delle scogliere, danno i loro buoni frutti. E poi, l'occhiata la si trova anche in   banchi di aguglie alla ricerca continua di cibo. Come periodo, quello migliore è quello dell'inizio primavera, e inizio autunnale(ma va bene anche in estate) per tutte le zone suddette. Comunque, questo dato non è sempre scontato e spesso dipende dalle condizioni meteoclimatiche dei nostri mari.  Le ore diurne risultano spesso e volentieri un po' pigre. Quelle migliori durante le quali si accentua l'attività trofica, si rilevano al tramonto, durante la notte, e alle prime luci dell'alba,questo è il momento di innescare un paio di bigattini sull'amo, calare le canne e di guardare  i galleggianti che, di solito, non tarderanno ad affondare sotto l'impeto delle occhiate eccitate al massimo. Per i grandi esemplari, un buon guadino risolverà i nostri problemi.volendo possiamo miscelare insieme alla pastura e ai bigattini,del pane vecchio che avrete bagnato prima.   E COMUNQUE SFATIAMO IL MITO  CHE SI POSSONO PRENDERE SOLO D ESTATE UN NOSTRO LETTORE SALVATORE CRISTIAN SALVAREZZA IERI SERA NE A PRESO 28  IN 2 ORE E TUTTE DI BUONA TAGLIA. 
 

BUON ANNO A TUTTI VOI

che il prossimo anno vi porti tante spigole e orate saraghi e serra  giganti

mercoledì 29 dicembre 2010

I LAGHI DI SIBARI

I laghi di sibari sono costituiti da alcune penisole che si estendono su uno specchio acqueo di 430.000 mq con un totale di 15 pontili.
sibari

Il fondo marino è caratterizzato da sabbia e limo e i fondali raggiungono i 3,20 m di profondità.
sibari

I posti barca sono più di 200 e il porto piu' vicino è quello di corigliano calabro ( schiavonea) che dista 5 M a sud.
sibari

Ci sono vari servizi: distributore di benzina, prese acqua ed energia elettrica, riparazioni barche e motori, servizio meteo, parcheggio auto, ecc...
I pesci che frequentano i laghi sono soprattuto varaghi (cefali) di grande dimensione, lecce amia, serra e spigole che vengono a mangiare i piccoli cefaletti.
sibari

In alcune aree vige il divieto di pesca (anche se i locali sono i primi ad essere incuranti di questa norma), in ogni caso, fate attenzione a preferire la pesca unicamente al lato esterno della piccola foce.
sibari

IMPARIAMO A CONOSCERE I NOSTRI PAESI : CORIGLIANO CALABRO

L TERRITORIO DI CORIGLIANO CALABRO Il territorio comunale di Corigliano Calabro è compreso, quasi per intero, nel foglio 230 della carta d’Italia dell’Istituto Geografico Militare (F. 230 – IV – NO ) fuso est.
E’ esteso per ettari 19.600 dei quali i 4/5 sono terreni pianeggianti ed 1/5 del suo territorio è costituito da colline e zone montagnose. Queste ultime comprendono le propaggini della presila Greca raggiungendo in località Femminamorta la quota più elevata a m. 1723.
La parte Nord-Est sottende l’arco di costa del mare Jonio compreso tra il fiume Crati che ne delimita il confine con quello di Cassano ed il torrente Cino che ne segna il territorio con quello del Comune di Rossano; a seguire i Comuni di Longobucco, Acri, San Giorgio, Vaccarizzo, San Cosmo, San Demetrio Corone, Terranova da Sibari e Spezzano Albanese delimitano i confini da Sud, da Ovest e da Nord.
Il regime delle precipitazioni è caratterizzato da piogge invernali tra novembre e marzo e da un periodo secco da maggio ad ottobre. E’ da notare che, su dati cinquantennali, da ottobre a maggio cadono in media 677 mm di pioggia del totale annuo di 855 mm e quindi al restante semestre aprile-settembre sono da assegnare solo 187 mm, mentre nel trimestre giugno-agosto abbiamo condizioni aride con altezza di pioggia che scendono a 30-40 mm.
La temperatura (valore medio) è di 16° con rari massimi di 35° nei mesi più caldi mentre d’inverno raramente si scende sotto gli 0°.
Nella parte montana del territorio è frequente la neve, mentre è rara in pianura; da novembre a marzo si verificano brinate e geli di breve durata. Frequenti e persistenti sono le nebbie specie nel mese di maggio.
I venti dominanti sono quelli di levante che arrivano carichi di umidità dal mare Jonio e quindi anche le precipitazioni più notevoli, incontrando i massicci della Sila e del Pollino, sono costretti a salire di quota con conseguente condensazione in pioggia dell’umidità trasportata. Altri venti impetuosi sono quelli di ponente che di solito sono molto freddi e secchi; è anche frequente la tramontana con rare apparizioni dei venti caldi del Sud che vengono arrestati o mitigati dal massiccio silano.
Le Coste
La zona costiera coriglianese con i suoi 12 km di spiaggia costituisce la “freccia” di quell’arco naturale che è la Piana di Sibari, alternando luoghi incontaminati a spazi turistico-balneari attrezzati.
La caratteristica di queste spiagge è la presenza, in prossimità della riva, di sabbia e pietrisco di piccole dimensioni alla marina di Schiavonea e di Fabrizio, mentre salendo verso nord, superata la zona del Porto di Corigliano e giungendo ai Salici, questa si presenta soffice, allungandosi dalla pineta sino al mare.
I fondali marini, differenti da zone in zone, presentano un habitat completamente sabbioso e fangoso superata una determinata profondità con una gran quantità di specie animali e vegetali.
Il borgo marinaro della Schiavonea, oggi grosso centro turistico-balneare della Calabria, vanta la più grossa flotta peschereccia, annoverata come la prima della regione, che trova riparo nel grande Porto di Corigliano interamente scavato nella terraferma lungo la linea di costa.
Il Porto di Corigliano nasce nel 1958 ad opera della Cassa per il Mezzogiorno che presenta il progetto della struttura portuale a cui fa seguito, nel 1965, il Piano Regolatore del Porto.
La realizzazione del porto di Corigliano è inserito nel contesto più ampio dei processi di riconversione industriale degli anni ’60-’70.
Attualmente, l’area del Porto si estende con uno specchio d’acqua di 1.206.000 mq racchiuso da due darsene operative e con un’area a terra disponibile di circa 1.500.000 mq. Il bacino di evoluzione, largo circa 500 metri, ha il fondale profondo circa 12 metri. Il Porto, che dispone di strutture e servizi per consentire l’attracco di navi per operazioni commerciali e da pesca.
All’interno dell’area portuale sono ospitati in quattro grandi edifici il Comando dell’Ufficio Circondariale Marittimo della Guardia Costiera, il Comando e gli Uffici della Guardia di Finanza, il Comando e gli Uffici per i Vigili del Fuoco e gli alloggi per i militari.
Poco distante sorge il Mercato Ittico di Schiavonea, un moderno edificio ove si tiene da lunedì a giovedì di ogni settimana, a partire dalle 17, un asta del pescato giornaliero di cui il mercato stesso è mediatore. Il mercato è dotato di riconoscimento CE ed è gestita da una società consortile pubblico-privata denominata Meris.
La pesca
La marineria di Corigliano è la più grande della Calabria e tra le più significative dell’intero Mezzogiorno. L’economia complessiva di questo nucleo urbano trova nella pesca la maggiore fonte di reddito, che, tra i pescatori ed attività indotte, coinvolge oltre mille addetti.
La stragrande maggioranza dei pescatori esercita la piccola pesca artigianale a strascico. Storicamente, l’attività più significativa è rappresentata dalla pesca del “novellame” per consumo. A tal proposito i dati forniti dal Ministero delle Politiche Agricole confermano l’importanza della pesca del “novellame” nel litorale ionico cosentino.
La sardella, in particolare, rientra tra le cosiddette “pesche speciali”, che rappresentano attività della piccola pesca artigianale altamente selettiva, esercitata stagionalmente per sessanta giorni lungo il litorale della Sibaritide.
La sardella salata della Sibaritide è inserita nell’Elenco nazionale dei prodotti agroalimentari.
Questa attività di pesca rappresenta una significativa fonte di integrazione del reddito per molte comunità costiere calabresi, in particolare per la comunità di Schiavonea.
La Natura
Passando attraverso il territorio di Corigliano è possibile incontrare una enorme varietà di paesaggi e di vegetazione che si rincorrono, tra il mare e la preSila, in poco meno di 5 km. Da Piano di Caruso a Giustopago è possibile immergersi in boschi e sentieri suggestivi sia per la fitta vegetazione sia per i tanti animali che popolano questi luoghi: ghiri, scoiattoli, cinghiali, mentre dalle cime impervie si può ammirare il volo di un falco.
Scendendo giù, verso valle, in mezzo alla fertile Piana di Sibari attraversata dai tanti corsi d’acqua che ne disegnano una scacchiera naturale, possiamo immergerci nei ricchi “giardini” agrumeti e nei secolari uliveti che dominano le colline intorno al centro storico.
L’idrografia superficiale presenta, dunque, un reticolo denso ed articolato di fiumi e torrenti oltre che una importante rete di canali e collettori di bonifica. Il Crati, il Coscile, il S. Mauro, il Muzzolito, il Galatrella, l’Occhio di Lupo insieme al Leccalardo, il Coriglianeto, il Misofato o Muzzolito, lo Scavolino, il Salice, il Missionante, il Fosso Cannata, il Gennarito e il Cino.
Il Crati è il corso d’acqua che ha il bacino più esteso in Calabria, ben 2.440 kmq, e raggiungendo la costa, grazie anche alle acque del torrente Coscile, si allarga in una foce che è praticamente un piccolo delta, ma soprattutto un vero paradiso naturale al confine tra l’acqua e la terra.
Altro luogo suggestivo è la Riserva Naturale Regionale della Foce del Crati che segna, a Nord, il confine con Cassano allo Jonio.Questa riserva è dotata di due Centri Visitatori e si estende per 400 ha, tutelando una delle zone umide più importanti della Calabria.
In primavera e in autunno nella riserva sostano tutti gli uccelli acquatici europei durante le loro migrazioni da e per l’Africa: si possono osservare “limicoli” come le “pittime reali”, i “corrieri grossi”, i “combattenti” o le “pettegole”, ma anche anatre come le “marzaiole” o i “fischioni”, molti “aldeidi” tra cui aironi cenerini e garzette, e poi gabbiani reali e gabbiani comuni e “sterne”, come il “fraticello” e il “mignattino”. D’inverno nella riserva sostano branchi di “folaghe”, “gallinelle d’acqua”, “tuffetti” e stormi di anatre, come “germani reali”, “codoni”, “moriglioni” e “mestoloni”.

AGUGLIA FORTUNATO CONDEMI

ecco un'altro bellissimo esemplare che occupa le acque del mar ionio...questa è l'aguglia....l'ho pescata una mattina di settembre nel mio splendido mare di brancaleone...sempre con la mia canna LINEAEFFE con un azione dai 10 ai 20 grammi, con un mulinello olympus molto resistente alle catture...innescando la larva di mosca carnaria (bigattino) con un terminale molto resistente e invisibile ai pesci del n°8 e con un amo del n° 14.....pasturando un pò si potevano notare alcune piccole mangiate...dopo qualche ora finalmente ha abboccato all amo questa splendida aguglia....con condizioni meteo molto soddisfacenti.

SPIGOLA E SARAGO ALL INGLESE DI FORTUNATO CONDEMI

2 belle spigole e un sarago pescati una bella mattina d'estate...la tecnica che ho usato è la pesca all'inglese con una canna LineaEffe molto leggera e con l'apice della canna molto resistente, ho montato una penna 4+1 con un terminale del n°10 e un amo del n°18...in una condizione di mare calmo con un leggero vento di ponente sono riuscito ad ottenere queste tre catture di media grandezza

LE ESCHE bibi veneziano il migliore per lle orate

Caratteristiche

Bibi
Bibi
Lo sipunculus nudus è un anellide dal corpo tozzo ed elastico dalla colorazione rosa tenue che diventa di colore bruno on l’aumentare della taglia.
Ha riflessi iridescenti che lo rende irresistibile, è ideale per pesci di grossa taglia soprattutto per le orate.
Data la sua consistenza può essere lanciato con zavorre molto pesanti.

Conservazione e reperibilità

Temperatura di conservazione: +14  +16  dura circa 1 settimana se ottimamente conservata.
Reperibile tutto l’anno

Tecnica di Impiego

Ideale per bolentino, surf casting e nella pesca a palamito. Va innescato intero o a pezzi

Guida all'innesco

Intero o a pezzi su ami dal 6 in su a gambo medio lungo. Nel surf casting si innescano interi gli esemplari medio- piccoli (6 -12 cm.), mentre quelli più grandi si possono tagliare in due parti avendone preventivamente sigillate le estremità con il filo elastico per preservare la fuoriuscita del liquido. Per le altre tecniche lo si usa a pezzi o a strisce, sia fresco che conservato. Si possono usare ami dal 6 in su a gambo medio lungo.

Prede

Sicuramente i pesci più ghiotti di questo verme sono i grossi esemplari di orata, ma è preferito anche da saraghi e ombrine.

IL FIUME CRATI UNO SPOT COMPLETO DAL CARPFISCHING ALLA BOLOGESE

Il CRATI ? il fiume principale della Calabria: ? infatti il pi? importante della regione per ricchezza d'acque, lunghezza (91 km) e superficie del bacino idrografico (2.440 km?). ,


Il Corso del fiume

Il Crati ha origine attorno ai 1.700 m di altezza dalle pendici occidentali della Sila, nel comune di Aprigliano. Scende assai ripido con andamento verso nord bagnando la citt? di Cosenza, dove raddoppia di dimensioni grazie alla confluenza da sinistra del Busento e dove divide il centro storico antico della citt? dalla parte moderna. Da qui attraversa con ampio letto ciottoloso la stretta pianura cui d? nome, localmente chiamata Vallo del Crati dove si arricchisce dell'apporto di svariati affluenti: da destra i fiumi Arente, Mucone (suo principale tributario di destra) e di Duglia, da sinistra i torrenti Finita, Turbolo e Cucchiato. Entra poi nel suggestivo tratto incassato di Tarsia dove una diga forma il lago artificiale omonimo, entrando poi alcuni Km a valle dello sbarramento nell'alluvionale Piana di Sibari, dove nell'antichit? sorgeva la fiorente citt? greca di Sibari. Qui riceve l'ultimo affluente, il fiume Coscile o Sibari, suo principale tributario di sinistra, avviandosi poi con andamento pigro a sfociare nel golfo di Taranto presso la marina di Corigliano Calabro(Schiavonea).


Il Crati, pur a fronte di una discreta portata media annua di 26 mc/sec, ? un fiume dal regime spiccatamente torrentizio: alterna infatti forti e spesso disastrose piene invernali a marcatissime magre estive.

LE ESCHE IL CANNOLICCHIO

Cannolicchi

Cannolicchi
Cannolicchio

Presentazione

I Molluschi sono animali caratterizzati dal corpo molle, con conchiglia esterna, interna o assente. I Molluschi di nostro interesse sono marini e possiamo suddividerli in due gruppi: Molluschi Bivalvi quelli forniti di conchiglia esterna, e Molluschi Cefalopodi che invece sono privi di conchiglia o forniti di conchiglia interna. Tra i Molluschi Bivalvi, sono utilizzati come esca il Mitilo o Cozza, il Cannolicchio, il Fasolare e la Murice; tra i Molluschi Cefalopodi, quelli utilizzati come esca sono il Calamaro, il Totano, la Seppia e il Moscardino. Tutti questi Molluschi possono essere impiegati con ottimi risultati, con le diverse tecniche di pesca sia da terra sia dalla barca, per insidiare quasi tutti i pesci delle nostre acque.

Caratteristiche

Col nome toscano di Cannolicchio si indicano diverse specie di Molluschi Bivalvi aventi una conchiglia allungata a manico di rasoio da cui sporgono il piede da una estremità e i sifoni dall’altra, che vivono sui fondali litoranei con sabbia fine.

Recupero

Catturare i Cannolicchi non è cosa facile in quanto vivono sulla sabbia con i soli sifoni sporgenti all’esterno, e sono dotati di una velocità di scavo notevole che gli permette di insabbiarsi molto velocemente, rendendo quasi impossibile la loro cattura con le mani. Il metodo più semplice per procurarseli e quello di cercarli sulle spiagge sabbiose dopo una violenta mareggiata.

Innesco

L’innesco è molto semplice, e consiste nell’infilare il mollusco liberato dalla conchiglia, su di un amo grosso, preferendo un terminale tipo Long Arm basso. Nel Surf Casting, dopo l’innesco lo si lega con del filo sottilissimo in modo da renderlo più resistente alla violenza del lancio a cui sarà sottoposto.

Prede

Questi Molluschi sono preferiti soprattutto dall’ombrina e dalla mormora.

Tecnica d'impiego

A fondo e  tecnica del surf casting.

LE ESCHE L AMERICANO

Americano

Caratteristiche

americano
americano
Questo verme ha un corpo elastico, di colore rosa tendente al rosso in prossimità della coda, ed una lunghezza che può arrivare fino a 50 cm. Gli americani lo chiamano Blood worm perché una volta innescato lascia uscire molto sangue, che spandendosi in acqua funge da efficacissimo richiamo per i pesci.

Recupero

Viene venduto in vaschette di polistirolo, la sua reperibilità non è semplice ovunque.

Conservazione

La conservazione avviene in frigorifero o comunque in luogo fresco ad una temperatura piuttosto bassa. Non può essere conservato a lungo perché essendo piuttosto fragile, si lacera facilmente e il sangue che fuoriesce tende ad imputridire velocemente. Temperatura di Conservazione Da 6° a 10°

Tecnica di Impiego

Può essere utilizzato con successo con molte tecniche di pesca, anche se sarebbe preferibile utilizzarlo per insidiare i pesci di taglia più grande, in particolare spigole, orate, mormore ed ombrine. Di solito è preferibile utilizzare finali del tipo Long-arm oppure con finale terminale e piombo scorrevole sul trave.

Innesco

Può essere innescato intero ma , data la sua lunghezza, ciò risulta piuttosto improbabile. Quando viene utilizzato a pezzi, bisogna avere l’accortezza di suddividere a priori il verme in 2 o 3 parti, legandolo con del filo di cotone sottile come una serie di salsicce, per evitare che tutto il sangue fuoriesca dalle parti non utilizzate rendendole meno appetibili.

Periodo di Impiego

Tutto l’anno, in particolare in autunno ed inverno.

Prede

Spigole, orate, mormore ed ombrine.

SURFCASTING SARAGO DI DANIELE PARRINO

Un esemplare di sarago preda immancabile nel surfcasting catturato con mare molto formato e in una frangente di bassa pressione.Per la cattura è stata utilizzata una canna olympus con mulinello le60 imbobinato con del filo del 40 utilizzato come trave. Sullo stesso ho applicato un piombo di 80 gr. scorrevole e un moschettone finale. Come terminale ho utlizzato un spezzone di circa un metro di filio dello 0,20 (long arm) a cui ho legato un amo del n.8 innescato con del moscardino.La cattura è stata realizzata durante le ore diurne con cielo completamente coperto.

LE ESCHE IL VERME DI RIMINI

Verme di Rimini

Caratteristiche

verme di rimini
Verme di Rimini

E’ un anellide serpentiforme, molto robusto, di colorazione rosso violacea con riflessi iridescenti sui fianchi e sul ventre, la cui lunghezza massima può raggiungere i 2 – 3 metri e il cui diametro massimo i 3 cm. Questo tipo di verme vive sui fondali costieri profondi da 1 a 15 metri, composti di rocce miste ad alghe e fango, dove conduce una vita sedentaria in una tana ad U molto profonda, nutrendosi di molluschi e piccoli crostacei e altri organismi bentonici. E’ molto diffuso lungo le coste del tirreno meridionale, pugliesi e calabresi. In Puglia è chiamato Vermella o Vermata.

Recupero

Utilizzando una piccola barca spinta a remi, utilizzando una cassetta cilindrica con la base in vetro necessaria a guardare il fondale usata per catturare i polpi, una volta individuato il verme, lo si attira fuori dalla sua tana usando del brumeggio costituito da pesce putrefatto. Una volta che il verme è uscito dalla tana lo si afferra in almeno 2 parti con un laccio e lo si porta velocemente a bordo facendo attenzione a non forzarlo. Complessivamente l’azione di cattura è piuttosto difficile, come anche la sua conservazione. Può essere acquistato nei negozi di pesca specializzati, il suo costo è elevato, ma le soddisfazioni sono garantite.

Conservazione

Viene conservato in una bacinella riempita di acqua marina, in frigorifero. Potremo staccare il pezzo che intendiamo utilizzare nella battuta di pesca e congelare la parte rimanente che si conserverà inalterata anche per molto tempo.
Temperatura di Conservazione : da +8° a +12°

Tecnica di Impiego

Viene impiegato con successo nel Surf Casting poiché durante il lancio e nell’impatto con l’acqua non si sfila dall’amo, data la sua robustezza. La sua caratteristica di fosforescenza lo rendono molto efficace nella pesca condotta nelle ore notturne e su fondali alti dove la luce penetra con difficoltà. La sua caratteristica è anche quella di sanguinare continuamente una volta spezzato, realizzando un forte potere attirante per tutti i pesci di grossa taglia. Le catture più frequenti riguardano grossi saraghi, gronghi, spigole, orate, dentici e tutti i pesci di fondo.

Innesco

Quando lo utilizziamo cominceremo a tagliarlo dalla coda, perché così esso rimarrà vivo fino a quando non si utilizzeranno le parti più prossime alla testa. Tagliato il pezzo da innescare lo si infilza sull’amo calzandolo almeno 2 volte per assicurare la tenuta sul lancio.

Prede

Tutti i pesci di fondo, in particolare quelli di grossa taglia.

martedì 28 dicembre 2010

IL BEACH LEDGERING

Il beach ledgering, nato principalmente come una particolare specialità del surf casting, in questi ultimi anni ha trovato una sua precisa identità, arrivando a creare un proprio stile di pesca, attrezzi e tecniche diverse da quelle che vengono comunemente impiegate nel surf casting. Le differenze non sono comunque abissali e molti appassionati di surf casting pescano regolarmente anche con queste tecniche, soprattutto quando il mare è calmo e non c'è l'indispensabile onda come meta per il lancio.
Il beach ledgering infatti viene praticato con attrezzature leggere e mare calmo o nella fase finale della scaduta e permette di fare catture già nel sottoriva, anche se le prede che abitualmente abbocano sono di taglia minore e quasi mai particolarmente prestigiose.
E' comunque una tecnica divertente e alla portata di tutti, non richiede una particolare preparazione atletica in quanto la distanza di lancio, seppur importante, non è fondamentale per il risultato della battuta di pesca.

Come si intuisce dal nome anglosassone, il beach ledgering viene praticato dalla spiaggia e a differenza del surf casting non è così selettivo sul tipo di spiaggia e vanno bene più o meno tutte, da quelle con fondali bassi a quelle che degradano decisamente, da quelle con fondale omogeneo a sabbia fine a quelle con fondale misto o ghiaioso. Sarà la spiaggia, se ben interpretata, a dirci se è valida per questa tecnica o meno contando il numero e la qualità delle catture. A voler comunque dettare un profilo di spiaggia ideale, dobbiamo pensare ad una spiaggia che presenti un fondale degradante in maniera decisa, esposta ai venti più potenti, così da presentare canaloni, avvallamenti e rocce isolate. Se poi sull'arenile sfocia un fiumiciattolo o una foce più grande, il suo valore aumenta e promette belle catture. Vanno benissimo anche le spiagge a ridosso o comprese tra due promontori di roccia e anche quelle delle insenature più grandi. Valgono sempre il viaggio quelle con fondale misto a roccia che, comunque, non sia prevalente, altrimenti passeremo la maggior parte del tempo a sostituire ami e terminali a causa dei continui incagli.
Riguardo al periodo dell'anno più indicato per la pratica del beach ledgering, esso parte dalla primavera inoltrata fino alla fine dell'autunno-inizio inverno, a seconda delle condizioni meteo che si hanno in quel periodo. Il momento migliore è alla fine della scaduta, quando ormai il vento è caduto del tutto ma il mare continua con la sua inerzia a muovere le acque e il sedimento dal fondo. Anche con il mare calmo si può praticare questa tecnica con la possibilità di fare qualche bella cattura, soprattutto nel tardo autunno.
Il beach ledgering si pratica indifferentemente sia di giorno che di notte; in alcune spiagge può esserci una consistente differenza in termini di catture tra i due periodi e vale sempre la pena provare nelle diverse ore del giorno per verificare quali sono quelle più catturanti, come al solito rapportate alle fasi di marea e a quelle lunari. 

Anche se nel beach ledgering non sono richiesti lanci al limite, ciò non significa che l'attrezzatura deve essere improvvisata o peggio, "riciclata" da altre tecniche (leggi bolognese). La canna adatta al beach ledgering mantiene quelle caratteristiche del surf che permettano comunque di lanciare con facilità e senza eccessive forzature ma che nel contempo conservi sensibilità e leggerezza. Dovremo quindi individuare, tra le tante appositamente disegnate per questa specialità un paio di canne che ci permettano di lanciare due categorie di zavorre: quelle leggere (dai 10 ai 40 gr) e quelle medie (dai 40 ai 70/80 gr.), avere una spiccata azione di punta e una vetta assolutamente sensibile in modo da avere una visione più chiara possibile di cosa sta avvenendo alla nostra esca. Ricordiamo che raramente dovremo lavorare "bestioni", ma è più ragionevole pensare a prede che vanno dai 150 gr. al kilogrammo di peso.
Come lunghezza, esse andranno dai 3/3,5 metri fino ai 4,5/5 metri e di tipo telescopico per facilitarne il trasporto. Altra caratteristica utile è la possibilità di avere la vetta intercambiabile che ci permette di utilizzare quella più adeguata alle condizioni meteo marine o alla tecnica che stiamo impiegando.
Per il mulinello, che comunque sarà equilibrato alla canna, sceglieremo senz'altro i modelli più piccoli di serie pensate e studiate per il surf, con caratteristiche di robustezza e affidabilità che le caratterizzano. Validissimi quelli con più bobine di serie che ci permettono di portare con noi diversi diametri già imbobinati pronti per essere impiegati. Visti i bassi diametri utilizzati, è importante che il disegno della bobina sia adatto a cedere il filo senza inutili attriti e con facilità, in modo da poter ottenere la distanza maggiore possibile.
Per i monofili, a differenza del surf, raramente utilizzeremo diametri superiori allo Ø 0,45/0,50 ma la fascia di maggior impiego va dallo Ø 0,18/0,20 allo Ø 0,30/0,35. Come al solito è consigliabile la buona qualità e il miglior carico di rottura possibile rapportato al diametro utilizzato, che ci darà una maggior sicurezza con una preda "in sovrappeso".
I piombi saranno praticamente gli stessi del surf, nelle misure più leggere, e raramente superano i 100 gr. Nel Beach Ledgering vengono impiegati di solito i modelli più affusolati e filanti in quanto dato le condizioni meteo non proibitive, si predilige la gittata alla tenuta sul fondo.
Gli ami sono abbastanza normali e indicati per le esche che andremo ad utilizzare con misure che potranno andare dal n. 10 al n. 4-5 per le esche più voluminose.
Tra gli accessori indispensabili, sicuramente un tripode a due - tre posti ci permette di posizionare le nostre canne al meglio ed averle costantemente sotto controllo, così come un tavolinetto per la preparazione degli inneschi.
Le minuterie sono le classiche: piccoli galleggianti, girelle, perline, micro agganci, ecc. 

Pescando comunque dalla spiaggia con il mare calmo o quasi non aspettiamoci grosse prede, tranne che per qualche bella orata, ma la pezzatura di questa tecnica va dai 100/200 gr. al kilogrammo di peso; ricordiamo comunque che devono essere rispettate le misure minime di legge e le prede che non le raggiungono devono essere slamate con delicatezza e rimesse in acqua.
La preda più comune del beach ledgering è senz'altro la mormora, assidua frequentatrice di ogni tipo di arenile sempre intenta a grufolare alla ricerca di cibo, segue il sarago, di solito fasciato e testa nera che abitano soprattutto le spiagge che presentano zone di roccia e alghe o le spiagge delle insenature più o meno grandi. Rimanendo nel campo dei grufolatori, citiamo l'ombrina, ritornata a popolare le nostre coste con più regolarità, le varie triglie, i classici pesci di sabbia (rombi, sogliole e razze), prede meno frequenti come cefali, boghe, occhiate, tordi, ecc.
La Mormora, la preda più comune nel Beach Ledgering Un discorso a parte merita l'orata che, con questa tecnica, può essere insidiata con buone probabilità di fare buone catture; infatti "sua maestà" si alimenta frequentemente con mare calmo e in acque non molto alte, su spiagge sia di sola sabbia ma, e soprattutto, su quelle con fondale misto dove trova più facilmente i molluschi di cui è ghiotta (murici e cozze, prevalentemente).
Pescando di notte, entreranno nel carniere con una costante presenza i gronghi, murene e scorfani.
Passando ai predatori, sicuramente meno presenti ed assidui che nel surf casting, la spigola è la più presente, mentre leccie, serra e piccole ricciole sono prede meno frequenti e richiedono tecniche più specifiche ed esche più selettive come l'esca viva o inneschi più corposi.
Le esche più impiegate in questa tecnica rimangono gli anellidi, dalla pregiata arenicola, al bibi e al verme di rimini, bocconi ideali per l'orata di taglia e per qualche bel saragone. L'innesco più efficace per gli anellidi sottili è di montarli interi con l'apposito ago, mentre il coreano può essere innescato per la testa e lasciando la coda libera di agitarsi per attirare ancor di più la preda. Il verme di rimini invece viene innescato a pezzi di due o tre centimetri, in modo da liberare al massimo il suo "profumo". Anche i bibi và innescato a pezzi se di grosse dimensioni, ricordandosi di fare le legature nella zona del taglio per non svuotarlo, e di innescarlo con l'aiuto di un ago sottile.
Ottimi e redditizi anche i molluschi tipici degli arenili come il cannolicchio e la vongola e quelli dei fondali misti come il murice. Questi molluschi possono essere pescati da noi, con maschera e pinne, oppure acquistati nei mercati ittici. Si potranno conservare vivi in un secchio e sgusciarli al momento dell'impiego.
Arenicole e Mormore, un'accopiata vincente! Tra i crostacei, danno buoni risultati il gambero, quello grigio pescato con il retino e tenuto vivo con l'aiuto di un secchio e di un ossigenatore, il paguro e il granchio, pescati a mano con l'ausilio delle solite maschera e pinne. Il paguro è un'esca validissima per questa tecnica ed in alcune zone d'Italia è largamente impiagata nella pesca alle mormore. L'innesco ottimale si fa liberando il crostaceo dalla conchiglia con delicatezza ed innescandolo, ancora vivo, nella parte morbida e carnosa del corpo.
Naturalmente possono essere impiegati, sia interi che a trance, esche più "surf" come la sardina, il cefalo, il totano e la seppia, comunque a bocconi meno voluminosi per consentire un minimo di vivacità anche con mare calmo. Ottimi risultati si potranno avere con l'impiego delle seppioline (carissime!!) innescate intere e "alleggerite" con un pezzetto di polistirolo inserito nel piccolo mantello. L'innesco con il pesciolino vivo è scarsamente impiegato nel beach ledgering, anche se, nei mesi di settembre, ottobre e novembre, può dare grandi soddisfazioni innescare piccoli cefaletti vivi per insidiare un po' tutti i predatori, spigole e leccie in testa.




dal surfcasting alla cucina del pesce serra

Abitudini e Comportamento
Il pesce serra (pomatotus saltator) è uno degli ultimi predatori arrivati nelle nostre coste a causa dell’innalzamento della temperatura del mar Mediterraneo, negli ultimi anni la sua presenza è andata aumentando invadendo nel vero senso della parola intere spiagge.
Si può catturare dalla spiaggia nei periodi che vanno dalla primavera fino all’inizio della stagione invernale, nei mesi freddi si allontana dalla costa per riprodursi in alto mare deponendo fino ad un milione di uova per ogni esemplare femmina. Caratterizzato da un’impressionante voracità e forza si muove spesso in branchi numerosi prediligendo spiagge basse o comunque caratterizzate da secche non troppo distanti dalla riva; dato che è un predatore la sua fonte primaria di cibo sono altri pesci con preferenza di muggini e aguglie.
Le dimensioni medie variano da 1,5 a 4 kg ma sono stati pescati esemplari di oltre 10 kg e non sono rare le catture di serra intorno ai 5 kg! 
Attrezzatura
L’attrezzatura dovrà ovviamente essere adeguata alla forza e combattività del pesce serra, quindi minuteria (si fa per dire piccola ) di ottima qualità, lo stesso per fili ed ami, soprattutto non bisognerà mai utilizzare montature leggere
Canne
Telescopiche potenti da 170 gr in su o 2 pezzi da 5-8oz in grado di lanciare senza problemi 150 gr più esca voluminosa.
Mulinelli e Monofili da utilizzare
Mulinelli fissi minimo taglia 8000, potenti, con ottima frizione e buon rapporto di recupero oppure mulinelli rotanti.
Nei mulinelli fissi in bobina uno 0,30-0,35 con schok leader 0,50-0,60 oppure uno 0,40-0,45 diretto.
Nei mulinelli rotanti uno 0,35 e shock leader 0,70-0,80.
E’ molto importante che i mulinelli abbiano un ottimo rapporto di recupero dato spesso il serra dopo aver abboccato ci viene incontro in modo fulmineo, se il mulinello non riesce a recuperare velocemente il filo quest’ultimo perderà tensione e il serra finirà per slamarsi.
Per i terminali uno 0,35-0,40 può andare bene, non dimentichiamoci il cavetto d’acciao perchè la dentatura del serra può facilmente tranciare qualsiasi filo, anche di diametro sostenuto. Io preferisco usare i cavetti termosaldanti con potenza di 20-30 libbre.
Ami e Minuteria
L’amo ricopre un ruolo fondamentale nella pesca al serra: per forare il suo duro palato sarà necessario usare 2-3 ami di grosse dimensioni 2/0 3/0 4/0 a seconda della lunghezza e dello spessore dell’esca. Il modello scelto dovrà essere con la punta rientrante e affilata chimicamente, molto robusto e avere il gambo storto, a me piacciono molto gli Owner o Tubertini ssw, molto affilati, non ho mai avuto una slamatura! Le girelle che uso per il terminale sono della misura 8 del tipo rolling swivel.
nfine servirà del filo elastico per compattare l’esca, pinze lunghe per slamare il serra senza essere morsi! Un raffio se si pesca da una scogliera bassa.
Esca
Tranci e filetti di pesce azzurro o comunque pesci dalle carni oleose, oppure il vivo.
La miglior esca secondo me è il filetto di muggine, opportunamente compattato con il filo elastico non ha rivali.
Ottima anche la sarda (intera o filetto) che però ha l’inconveniente di essere attaccata più velocemente dalla minutaglia e di degradarsi prima, buoni pure i filetti di leccia stella, di sgombro e di grongo.
L’alternativa validissima è rappresentata dal vivo, in questo caso va bene qualsiasi tipo di pesce con preferenza per cefali, aguglie e mormore o qualsiasi pesce presente in zona.
Montatura e Terminale
Io uso esclusivamente montature fisse con attacco alto direttamente sullo shock leader e braccioli lunghi da 1 a 2 metri; è importante stringere molto bene i nodini di stop dell’attacco del terminale, al limite usando un po' di attack, dato che la forza del serra durante il combattimento può farli cedere e far girare a vuoto la girella nel filo dello shock leader.
Il collegamento tra nylon e cavetto può essere fatto tramite nodo oppure attraverso una girella (numero 8). Io preferisco il secondo metodo, collego il nylon in una estremità della girella e termosaldo il cavetto all’altra estremità utilizzando per la copertura finale un pezzo di guaina termorestringente.
Fisso poi il primo amo al cavetto tramite uno spezzone di filo dello 0.25 mentre il secondo lo lego direttamente al cavetto, saldo infine i nodi con una gocciolina di attack.
Condizioni Ideali e Azione di Pesca
La parte più importante, dove qualche trucchetto può fare la differenza!
Il serra predilige sbocchi d’acqua dolce quindi la spiaggia ideale sarà vicina alla foce di un fiume o allo sbocco di un canale, di solito stazionano nei pressi degli scalini delle secche e sono maggiormente attivi nelle ore calde del giorno.
Le condizioni ideali sono quelle opposte al surfcasting: quindi acqua abbastanza limpida, mare calmo o poco mosso e vento alle spalle.
Con mare molto mosso o acqua torbida i serra si allontanano dalla riva e diventa impossibile pescarli, talvolta è necessario portare le esche con le pinne per arrivare nella zona di pascolo che si aggira intorno ai 200 metri, ma in linea di massima il serra sarà attratto dalla scia odorosa della esca e tenderà ad avvicinarsi.
Un piccolo trucco: sembrerà un contro-senso ma ho notato che le abboccate aumentano notevolmente congelando l’esca, probabilmente perché il filetto di muggine si disfà più rapidamente riversando enormi quantità di olio in mare, unico neo l’esca va cambiata più frequentemente!
Altro consiglio: nel preparare il filetto stringete con il filo elastico maggiormente la parte finale in modo da creare una specie “di coda” che ricorderà la forma di un pesce, lasciate scoperta la punta degli ami e utilizzate un pezzo di polistirolo da mettere vicino all’amo (variante terminale ciao-ciao) o direttamente dentro il filetto.
Regolate la frizione semi-aperta e non abbiate fretta di ferrare, aspettate che il serra abbia finito la fuga quindi ferrate, soprattutto cercate di forzare il pesce quando si trova nello scalino di risacca poco prima di essere spiaggiato: questo è il momento in cui è più facile perdere il serra.
Con le ultime forze il pesce comincerà a saltare fuori dall’acqua e sarà molto probabile che si slami, quindi non aspettate l’onda (spesso nn ci sono perché la pesca si fa d’estate a mare calmo) ma fate rientrare lo shock leader nel mulinello e forzate il pesce a venire fuori magari allungando di qualche metro lo stesso shock leader!
Ricordate: non giocate troppo con il serra sottoriva, non è come gli altri pesci, spesso basta un salto fuori dall’acqua e si slama!
Evitate il tripode e posizionate i picchetti ben distanti l’uno dall’altro: i serra viaggiano in branchi e non sono rare le abboccate contemporanee su più canne da pesca!
Infine sarebbe opportuno sostituire ogni volta il terminale, questo perché il morso del serra piega e lacera pure il cavetto d’acciaio, purtroppo a volte capita che riesca anche a tagliarlo!
Slamatura
Ultima ma non di minore importanza è la fase di slamatura: inutile sottolineare il fatto di non mettere le dita dentro la bocca del serra o utilizzare pinza corte.
Il miglior metodo è slamarlo con delle pinze a becco lungo dalle branchie
In Cucina
Le carni del pesce serra sono bianche, molto compatte e saporite. Purtroppo sono un po' stoppacciose ma cucinate nel modo giusto sono ottime.
Il mio consiglio è di pulire il pesce in spiaggia e lavarlo con acqua di mare, farlo a fette spesse 3/4 cm e cuocerlo sulla griglia o piastra con una salsina composta da olio, sale, pepe, aglio tritato e limone, giratelo una sola volta per parte e fatelo cuocere molto poco per non indurire le carne. Buon appettito!
Ho svelato tutti i trucchi possibili e le mie tecniche per pescare il serra, adesso tocca a voi!
Buon divertimento!


Tonni da riva mai provato?

nonostante non sia appassionato di questa pesca, troppo spicciola e monotona, ecco alcune catture di  qualche mese fa..ma veniamo a noi:

nel pomeriggio mi reco al solito spot molo di fabbrizzi ottimo per il surfcasting ma anche per insidiare qualche tonnetto alletterato,  cerco di pescare qualche aguglia per il vivo, ma un turbinio di pescatori a schiera sono tutti alla ricerca dell' ambito pinnuto!..cerco in vano per un ora di pescare un cefalo o qualsiasi altro pesce buono da innescare ma niente...intanto in lontananza vedo solo tonnetti saltare mentre devo stare attento alla schira di galleggianti biombati che finiscono in acqua!!..a questo punto mi decido, mi faccio prestare un anguilletta e decido di provare un paio di lanci ma basta il primo e strike!!..tonno in canna, un combattimento di pochi minuti lo porto in spiaggia, combattimento molto divertente, visto che pesco con attrezzatura molto leggera...0.30 al finale.......................ma il tonno mi interessa poco, cio che voglio e divertirmi un poco dopo molti cappotti!!..nel giro di un paio d' ore ne spiaggio 2, mentre ne rilascio altri 3 troppo piccoli....

alla fine torno a casa soddisfatto per la bella giornata, ma distrutto dai molteplici lanci...spero in altre giornate cosi divertenti...un saluto!! enrico

Mai provato il bigattino con pelletz

AVETE MAI PROVATO A PESCARE LE SPIGOLE CON PELLETZ PER LE SPIGOLE E IL BIGATTINO MISCHIATI TRA DI LORO?? EH EH...
NON SAPETE COSA VI SIETE PERSI.....O COSA VI STATE PERDENDO... BANDO ALLE CIANCE ORA VI SPIEGO COME PESCARE LE SPIGOLE A QUANTITA' INDUSTRIALI...


1: KG 3 PELLETZ PER SPIGOLA, LO TROVATE IN COMMERCIO ( ANTICHE PASTURE , PASTURE BALDINI ECT..) MA SE VOLETE ESSERE DAVVERO COMPETITIVI MEGLIO QUELLO CHE DANNO ALLE SPIGOLE D'ALLEVAMENTO ( BIOMAR, SKRETTING) CERTO NON E' SEMPLICE DA TROVARE MA LA DIFFERENZA E' DAVVERO NOTEVOLE....CHISA' PERCHE'!!!!......MA......!!!!!

2: KG. 2 DI BIGATTINO ASCIUTTO SENZA SERRATURA O ALTRE FARINE

3: UNA FIONDA DI PRECISIONE

4:UNA CANNA ALL'INGLESE DA 4,50 MT CON AZIONE NON SUPERIORE AI 25 GR

5: MULINELLO A FRIZIONE ANTERIORE PREFERIBILMENTE UN 4000

6: MONOFILO SPECIALE PER MULINELLO DIAMETRO 0,18 - 0,20

7: MONOFILO DA TERMINALE 100% FLUOROCARBON DIAMETRO 0,155 REALE POSSIBBILMENTE IL TD LINE BRAVE DELLA DAIWA A MIO AVVISO IL MIGLIOR MONOFILO PER TERMINALE IN COMMERCIO OPPURE ANCHE L'ASSO DI CUORI ANCH' ESSO OTTIMO

8: GALLEGGIANTE ALL'INGESE TIPO TUBO TRASPARENTE DA 2+1 - 3+1 - 4+1 - 5+1 - 6+1

9: UNA BUSTINA DI STOPPER LINE PREFERIBILMENTE QUELLI GIA' LEGATI

10: UNA BUSTINA DI GIRELLE N? 24-26

11: UNA BUSTINA DI GIRELLE CON MOSCHETTONE N? 20-22

12: AMI GAMAKATSU MISURA NON SUPERIORE AL 18 ( ANCHE 16 O 14 DIPENDE CHE PEZZATURA DI SPIGOLE GIRANO NEI DINTORNI) SERIE 142N OPPURE 412N OPPURE 120H OPPURE 6315N-H A VOSTRA SCELTA SONO I MIGLIORI AMI PER BIGATTINO IN COMMERCIO

13: 1 BUSTINA DI PERLINE DA 2 MM

14: UNA SACCA PORTA BIGATTINO TIPO TRACOLLA

15: UN TUBBETTO DI PIOMBINI DA 0,20 GR

PREPARAZIONE

24 ORE PRIMA DI ANDARE A PESCARE PRENDETE 2 KG DI BIGATTINO LI METTETE IN UNA SACCA PORTA BIGATTINO (MODELLO TRACOLLA) E LI MISCHIATE A 1KG DI PELLETZ PER SPIGOLA IN MODO TALE CHE IL BIGATTINO PRENDA IL GUSTO DEL PELLETZ

POI PREPARATE LA VOSTRA CANNA FACENDO PASSARE IL MONOFILO DELLA BOBBINA ATTRAVERSO GLI ANELLI DELLA CANNA , UNA VOLTA PASSATO IL FILO PRENDETE UNO SOPPER LINE E LO INSERITE NEL MONOFILO RICORDATEVI DI INUMIDIRLO E STRINGERLO BENE IN MODO CHE NON SALE E SCENDE DA SOLO

POI PRENDETE UNA PERLINA DA DUE MILLIMETRI E LA FATE PASSARE ATTRAVERSO IL FILO FINO A FARLA SBATTERE NELLO STOPPER, ASSICURATEVI CHE LO STOPPER NON PASSI DAL FORO DELLA PERLINA

POI PRENDETE UNA GIRELLA CON MOSCHETTONE E FATE PASSARE IL FILO ATTRAVERSO IL BUCO DELLA GIRELLA IN MODO CHE SCORRA FACILMENTE ATTRAVERSO IL FILO LASCIANDO PENDERE IN GIU' IL MOSCHETTONE CHE CI SERVIRA' IN SEGUITO PER AGGANCIARE IL GALLEGGINTE

POI RIPRENDETE UNA PERLINA E LA FATE PASSARE IN MODO DA FARLO SBATTERE NELLA GIRELLINA E SUBITO DOPO RIPASSATE DI NUOVO LO STOPPER IN MODO DA BLOCCARE LA PERLINA E INFINE 5 PIOBINI DA 0,20 GR IN MODO CHE RICOPRANO UNO SPAZIO NON SUPERIORE AI 20 CM. INFINE IL RISULTATO SARA'
DALL'ALTO VERSO IL BASSO: SOPPER LINE, PERLINA, GIRELLA CON MOSCHETTONE, PERLINA E STOPPINO PIOMBINI. NEL MOSCHETTONE DELLA GIRELLA ANDREMO AD ATTACCARE IL GALLEGGINTE SCORREVOLE TIPO TUBO TRASPARENTE """"""" VI HO FATTO METTERE LA GIRELLA CON IL MOSCHETTONE PROPRIO PERCHE' SE VOLETE E IN BASE ALLA CONDIZIONE DEL MARE POTRETE CAMBIARE IL GALLEGGINTE TRANQUILLAMENTE SENZA ROMPERE LA PARATURA, BASTERA' SGANCIARE IL MOSCHETTONE E CAMBIARLO SUBITO, DATO CHE TUTTI I GALLEGGINTI SARANNO CON +1 ( 3+1 4+1 5+1 ) NON DOVRETE NEANCHE RITARARLO DI NUOVO""""""

POI ATTACCATE LA LENZA MADRE ALLA GIRELLINA DEL 24 DA UNA PARTE E IL TERMINALE DELLO 0,15 ALL'ALTRA E ATTACCATE UNO DEGLI AMI DA ME CITATI IL TERMINALE DEVE ESSERE LUNGO DA 1,50 MT AD UN MASSIMO DI 2,50 MT IN BASE ALLA CONDIZIONE DI MARE POTRETE ALLUNGARE IL FINALE A 2,50 SOLO SE IL MARE NON PRESENTI ALCUNA CORRENTE SOTTO E CHE SIA PRATICAMENTE UN PIATTO E VICEVERSA SE E' MOSSO

IL TIPO DI MONTATURA ANDRA' REGOLATA SUL POSTO ( TIPO IL FONDO DA UTILIZZARE) BASTERA' ALZARE LO STOPPER IN ALTO PER ALLUNGARE IL FONDO E VICEVERSA ABBASSARLO PER DIMINUIRE IL FONDO VI HO FATTO AGGIUNGERE LA PERLINA IN MODO TALE CHE LO STOPPER NON PASSI ATTRAVERSO LA GIRELLINA E CHE QUINDI VI CAUSERA' LA PERDITA DELLA REGOLAZIONE DEL FONDO STESSA COSA VALE PER QUELLA DI GIU', RICORDATEVI DI PORTARE LO STOPPER DI SOTTO AD UNA ALTEZZA NON INFERIORE A UN METRO DALLA GIRELLA DEL TERMINALE IN MODO CHE IL GALLEGGINTE NON LE STIA TROPPO VICINO POICHE' VI CAUSEREBBE L'INGROVIGLIAMENTO DEL TERMINALE STESSO METTETE NELL'AMO 2 O TRE BIGATTINI, 1 A CALZETTA E 1 O 2 A PENZOLONI RICORDATEVI DI NON FAR FUORIUSCIRE IL LIQUIDO VITALE DEL BIGATTINO E COSA IMPORTANTE QUANDO INNESCATE LAVARSI LE MANI SPESSO POICHE' DI CERTO IL BIGATTINO NON E' TANTO PULITO!!!

LANCIATE IL GALLEGGINTE A NON MENO DI 7-8 MT DAGLI SCOGLI PREFERIBILMENTE METTETEVI IN QUALCHE SCOLGLIO ALTO IN MODO DA LANCIARE MEGLIO E PASTURATE CON LA FIONDA IL BIGATTINO E IL PELLETZ IN PROSSIMITA' DEL GALLEGGIANTE, SEGUENDO CHIARAMENTE LA CORRENTE OGNI TANTO LANCIATE CON LA FIONDA SOLO PELLETZ E UNA VOLTA BEN PASTURATO
VI RITROVERETE SENZA ACCORGERVENE CON IL CARNIERE PIENO DI SPIGOLE.......

Pesca alla Spigola

La spigola è sicuramente il pesce più uniformemente diffuso e disponibile per i pescatori nel Mediterraneo. Supera i 1o kg di peso ma mediamente le catture sono  di taglia decisamente minore. E' un predatore ma anche un opportunista che si ciba di un gran numero di organismi. A seconda delle circostanze mangia pesci, gamberi, granchi, vermi, cefalopodi, e persino insetti (nei fiumi in cui risale) e topi (nei porti) dimostrando una sorprendente adattabilità ai diversi ambienti. E' un pesce costiero ideale per la pesca da terra e tende ad essere facilmente presente proprio sottoriva sia sulle coste sabbiose che rocciose, sui manufatti, nei porti, nelle foci e nelle acque interne salmastre ed anche dolci. Proprio le foci sono uno dei luoghi migliori per incontrarla e spesso entra in attività di predazione in branchi numerosi, solitamente formati da individui della stessa taglia. 
Prende bene gli streamers ed i poppers ma può essere estremamente selettiva se in attività su una determinata fonte alimentare. La spigola è un pesce difficile da capire e da trovare. Gran parte della difficoltà della sua pesca sta nel riuscire ad individuare luoghi e momenti produttivi. E' presente e pescabile tutto l'anno ed offre il meglio di sè nei mesi invernali, nei quali quasi tutte le altre specie sono assenti sottocosta. Ama il surf, la schiuma e le acque turbolente dove trova condizioni ideali per la predazione ed è
maggiormente attiva nelle ore notturne o con condizioni di scarsa illuminazione. Il grande pescatore di spigole è sempre un tipo convinto, concentrato e soprattutto “tignoso”!
La spigola èun pesce che vive perennemente sul fondo del mare e spesso gira come molti animali terrestri in branchi capeggiati naturalmente dal maschio "capo branco" o dalla femmina solo in periodo molto particolare quale quello della riproduzione. La nostra preda ha comunque un suo habitat ideale che è costituito da fondali rocciosi o pietrosi comunque ricchi di posidonia o piccoli crostacei, ritenuti cibo prelibato; sensibilissima alle variazioni climatiche ed ai rumori anche di superficie la spigola si avvicina alla costa nei mesi in cui la femmina depone le uova ed il maschio effettua la fecondazione, mesi che vanno dalla metà di novembre alla fine di febbraio.
               Le tecniche indicate per la cattura di questo esemplare sono quella a FONDO, ALL'INGLESE, LA PASSATA e a TRAINA "da barca e da riva" ma ora le analizzeremo una per volta illustrandovi la varie montature:
1. PESCA A FONDO: Questa si effettua con canne robuste e mulinelli molto grandi e potenti che possono essere rotanti o a bobina, le canne robuste devono lanciare dagli 80gr. in su e devono avere una lunghezza che và dai 4 m. in poi, nei mulinelli viene montato un filo molto resistente e logicamente deve essere filo da mulinello con un diametro che parte dallo 0.35mm. in poi senza naturalmente esagerare, una volta bobinato il filo si può a discrezione del pescatore montare o meno lo scock-leeader che non è altro che un pezzo di filo del diametro doppio rispetto a quello bobinato e che ha una lunghezza doppia della canna usata, questo viene congiunto al filo bobinato tramite un nodo particolare che non crea ingarbugliamenti nella bobina e non fa resistenza nel lancio. Una volta passato il filo in tutti gli anelli della canna si inizia la montatura con piombo scorrevole o fisso ad 1 amo o 2; con piombo scorrevole infileremo un piombo più o meno pesante e più o meno piatto o tondeggiante a seconda della situazione climatica, con meno o più corrente, facendo passare il filo nel piombo legheremo all'estremità del filo una girella e a circa 56/60cm. da essa un pallino spaccato che fungerà da stop al piombo; alla continuazione della girella legheremo un terminale dello 0.25 o 0.30 con un amo del 5/6/7/8/ecc... a seconda di che preda si presume ci sia in acqua; per pescare con 2 ami aggiungeremo dal pallino un terminale uguale con una  lunghezza tale che il primo amo non arrivi a toccare la girella sottostante; l'esca più indicata da usare con questa tecnica è la tremolina-napoletana, ma data la sua rarità ed il prezzo elevato potremo ripiegare sul bibbi, americano, coreano, le rudimentali sarde, tentacoli di seppia o i calamari.
2. Pesca All'Inglese:  Questa tecnica molto usata nei laghi viene applicata anche in mare in quanto permette con galleggianti non eccessivamente pesanti di poter effettuare potenti lanci e comunque senza dover usare eccessivo piombo sul galleggiante, infatti questi galleggianti di forme diverse e particolari si differenziano da tutti gli altri in quanto sono già da loro piombati all'estremità inferiore con la condizione di dover a seconda della nostra scelta aggiungere piombo sul terminale; questi galleggianti un fatti sono divisi come tutti per grammature es: 2+1 - 3+2 ecc... il primo numero é l'indicativo del piombo posto sul galleggiante il secondo é quello che dovremo aggiungere per ottenere una ottimale linea di galleggiamento e una maggior sensibilità alla ferrata. La canna adatta a questa pesca porta come per i galleggianti il suo nome e può essere telescopica o ad innesti con un alto numero di anelli e con varie azioni sempre suddivise come per quelle alla bolognese, ma con l'aggiunta della dicitura dei grammi min. e max. che essa può lanciare; chiaramente più sarà alto il peso da lanciare più sarà di azione rigida la canna da utilizzare.      
3. La Passata: La tecnica più usata per la cattura di questo pesce, si pratica con canne molto anellate e con varie azioni "rigida, media, morbida" con galleggianti di tutti i tipi dall'inglese a quello classico da passata con deriva in carbonio o in metallo con piombature a secondo della corrente più o meno pesanti, ami dal 14 al 18 e come esca useremo dei bigattini. La passata viene chiamata così in quanto il galleggiante in acqua compie un tragitto dal punto di lancio, cioè si sposta lentamente sull'acqua trascinato dalla corrente.  
4. - La Traina: tecnica praticata molto dalla barca con attrezzature molto particolari delle quali non parleremo, viene praticata anche da riva con il carrello, un rudimentale attrezzo di legno che ha la forma di un catamarano. A questo attrezzo viene legato un filo di lenza molto grosso detto in gergo trave che viene tenuto dal pescatore ed al quale a sua volta si legano a distanza uguale dei terminali con degli artificiali; una volta in acqua il carrello trainato dal pescatore si allontana dalla costa compiendo un semicerchio. Per ritornare indietro basta riavvolgere il trave avvicinare il carrello spostare l'aggancio sull'altro occhiello e ripartire in senso inverso.