sabato 8 gennaio 2011

SURFCASTING SCHIAVONEA LE OCCHIATE DI SALVATORE CRISTIAN SALVAREZZA


22 OCCHIATE  DI TAGLIA INTORNO AI 200 GR. SONO STATE  CATTURATE A SURFCASTING IN LOCALITA MOLO DI FABRIZI DAL NOSTRO  AFFEZZIONATISSIMO AMICO DI FACEBOOK E ASSIDUO LETTORE DI QUESTO BLOG SALVATORE CRISTIAN SALVAREZZA.

TECNICA: SURFCASTING
TERMINALE : 1M 0,30 FLUOROCARBON
AMO: GAMBO LUNGO N8
ESCA : INNESTO DI POLPO E AMERICANO
PIOMBO: SPIKE 125 GR.
CANNA: LINEAEFFE CARBONIO INTRECCIATO
MULINELLO: TRABUCCO ONE 10000 CON SCHOK LEADER 0,28 0,40

CHE DIRE CONFERMA ANCORA CHE CON LE TECNICHE GIUSTE NON CI SONO  LIMITI  AL NOSTRO DIVERTIMENTO.

mercoledì 5 gennaio 2011

SERRA DAGLI SCOGLI ANTONY GALLO


 
 
stavo pescando all'inglese i tipici pesci di scoglio quando ad un certo punto ho notato che un brando di cefaletti saltava fuori dall'acqua..non dandogli troppa importanza ho continuato a pescare...ad un certo punto il galleggiante parti a razzo ho tenuto la preda x 10 sec. forse dopo di ke a tranciato il finale...lo rifaccio rilanci innesco 3 bigattini, uno rosso e 2 bianchi, la stessa scena riparte e poi trancia tutto..rifaccio il finale mettendo un amo del 12 a gambo corto della badbass e faccio uno spezzone di 10 centimetri circa di cavetto d'accia di 10lb...rilancio e dopo 3 dopo un pò prendo il primo serra di circa 500g rilancio dopo un pò pesco l'altro di circa 700g senza curarmi che cavetto d'acciaio cominciava a rovinarsi rilancio parte a razzo e spezza tutto.....la canna utilizzata era una FLY HULK AZ.10-50 390...mentre il mulinello era un Ryobi Tubertini Amazon seria 4000...in bobina c'era un trecciato(
Berkley Whiplash Crystal)dello 0,17 e per finale c'era un trecciato dello 0.6...galleggiante di 4g con piombatura creata con piombini di 0,50g disposti distaccatamente tra di loro.... 
 

SPINNING CON BOMBARDA FRANCESCO CORSO


serra media 900 g / leccia stella
tecnica: pesca con bombarda
mare: un pò mosso
luogo: sibari (foce del crati)
orario: 19:00
esca: unchia - raglou 8,5cm
terminale: 0.40 asso
canna: falcon 4,00 mt 20-80g
mulinello: shimano 6000
distanza: 60 mt dalla bocca della foce

martedì 4 gennaio 2011

la pesca

volte una battuta di pesca si trasforma in un duello d'astuzia, quando si tenta di indurre un pesce ad abboccare a un'esca artificiale; a volte si risolve in una prova di forza, quando si ingaggia una sfida all'ultimo sangue con una specie di grossa taglia. Per praticare alcuni tipi di pesca sono sufficenti strumenti tradizionali che appartengono da sempre al bagagliaio del pescatore, per altre invece occorrono accessori sofisticati. In tutti i casi la pesca sportiva è un'attività affascinante, in grado di offrire grandi emozioni e nutriti bottini. Lo scopo di questo Blog è di mettersi al servizio degli appassionati per fornire loro una panoramica più completa e chiara possib36-pesca,Taccuino_Sanitatis,_Casanatense_4182..jpgile sul mondo della pesca sportiva.

PESCA AL POLPO


Il Polpo (Octopus vulgaris) è un mollusco appartenete alla classe dei Cefalopodi ed il corpo forma un sacco rotondengiante, alla base del quale sporge il capo, al cui centro si apre la bocca. Dalla testa si allargano 8 tentacoli, ricoperti di una doppia fila di ventose discoidali, che servono all'animale per fare presa sul fondo e per muoversi su di esso. I tentacoli, insieme all'incredibile mimetismo, sono le armi di difesa del polpo, che oltre all'uomo, deve anche difendersi da diversi altri predoni marini, cernie, murene e gronghi in testa.
Il polpo vive da pochi centimetri d'acqua fino a qualche decina di metri di profondità ed è una preda molto ambita per la prelibatezza delle sue carni e per la facilità con cui è possibile incontrarlo. Per i pescatori subacquei è una preda "di ripiego", risultato di una visita in tana che non offriva niente di meglio ma, spesso, molti sub dedicano ad esso battute apposite non tanto per questioni sportive ma esclusivamente culinarie.
Il suo regno sono le scogliere sommerse, specialmente dove la roccia si mescola alle alghe e alla sabbia, ma non disdegna nemmeno le distese fangole, le dighe frangiflutti, l'interno dei porti, senza comunque addentrarsi più di tanto.
In questo articolo affronteremo invece le tecniche per la cattura del polpo dalla superficie, sia da terra che con l'ausilio di un'imbarcazione, sicuramente una delle tecniche più antiche e tradizionali della pesca. Specialmente al sud, questa pesca è ancor oggi diffusissima e non è raro vedere decina di piccole imbarcazioni sottocosta intente a praticare questa tecnica.

PESCA DALLA BARCA

Per pescare il polpo può essere impiegata una qualsiasi imbarcazione, sia a remi che a motore, che permetta di allontanarsi qualche decina di metri dalla riva e che sia sufficientemente stabile per permettere la pesca anche con il mare non perfettamente calmo. Infatti questa tecnica va praticata su fondali compresi tra i 5 ai 15 metri, dove il polpo è maggiormente presente e permette di recuperare il polpo senza rischi, cosa che sarebbe più difficile a profondità maggiori. Per la pesca viene utilizzata una lenza a mano, costituita da una cinquantina di metri di cordino di due tre millimetri di spessore, avvolta sulla classica barretta di sughero, con un terminale lungo circa 1,5 metri di monofilo dello 0,50. Alla fine del terminale viene legato un piombo da 30 - 50 grammi colorato di bianco.
A circa 10 centimetri, mediante un'asola, legheremo l'esca o le esche, costituite dalla classicissima zampa di gallina, da un granchio arancione noto col nome di Granchio Favollo (Eriphia Verrucosa), detto anche "pelosa", oppure da un piccolo grongo. Per aumentare ancora l'effetto attirante dell'innesco, legheremo insieme alle esche un pezzo di stoffa bianca. Una volta approntata la montatura, la caleremo in acqua fino a toccare il fondo, lasciandoci scarrocciare dalla corrente, tenendo il cordino tra l'indice e il pollice, pronti a percepire ogni minima variazione di peso. Questa specie di traina, ci permetterà di sondare ampi tratti di mare alla ricerca del nostro polpo che, una volta avvistata l'esca gli si avvolgerà addosso per mangiarla, trasmettendo un aumento di peso sul trave, seguito da piccoli strappi, risultato del tentativo del polpo di rimanere attaccato sul fondo. Aspettiamo una manciata di secondi ed iniziamo a recuperare il nostro attrezzo, con calma e senza strappi, in modo da non allarmare il polpo che altrimenti mollerebbe la presa.
Una volta sottobordo, bisogna cercare di tenere lontano il polpo dalla barca, altrimenti lo invoglieremmo ad attaccarsi ad essa per mangiare in santa pace; se ciò si verificasse, difficilmente riusciremo a staccarlo dalla barca senza perderlo. Una volta vicino alla superficie, bisogna essere pronti a volarlo in barca, oppure se di dimensioni più grosse, in un guadino a bocca larga in attesa, sempre sotto il pelo dell'acqua. Infatti se il polpo rimane qualche secondo in più in superficie, si rischia che molli tutto, ritornandosene sul fondo in pochi secondi. In barca il polpo mollerà subito la presa, spargendo acqua ed inchiostro, cercando una via di fuga. Potremo metterlo in un secchio capiente e ritornare a calare nuovamente l'attrezzo.

PESCA DA TERRA

Con lo stesso principio è possibile praticare questa tecnica anche dalle coste rocciose basse e dalle dighe frangiflutti, poste a protezione dei porti. La lenza a mano sarà sostituita da un attrezzo diverso, formato da una canna che potrà essere una vecchia bolognese senza cimino, un pezzo di bambù oppure una canna da punta senza le ultime due sezioni che avrà il compito di poter pescare distanti qualche metro dagli scogli. Qualunque sia l'attrezzo scelto, dovrà essere munito almeno di un anello in punta, in cui faremo passare il nostro cordino, lungo questa volta una quindicina di metri, che terremo avvolto con la mano che tiene la canna. Il terminale è lo stesso impiegato per la pesca dalla barca, così come le esche, dando una preferenza maggiore al granchio, che il polpo và a ricercare proprio in prossimità della costa. L'azione di pesca consiste nel lanciare le esche a qualche metro di distanza e recuperando poco alla volta, cercando di percepire la trattenuta del polpo che attacca l'esca.
E fondamentale cercare di non far incagliare il piombo agli scogli del fondale, per non pregiudicare la cattura. A questo punto ci vuole più attenzione che con la barca; il polpo cerca di trascinare l'esca nella tana per poterlo gustare con calma mentre noi cercheremo di trascinarlo verso riva. Questo tira e molla deve essere accorto, cercando di tirare piano fino a portare il polpo in acqua libera, vicino a noi. Un colpo di guadino, metterà fine alla lotta a vantaggio del pescatore. Va detto che mentre dalla barca la maggior parte delle volte sarà il pescatore ad avere la meglio, da terra le cose di solito vanno a vantaggio del polpo. Per aumentare tali possibilità, possiamo munire il terminale di una corona di ami, chiamata appunto "polpara" in modo che quando il polpo si attacca all'esca ne rimanga allamato e quindi non possa più scappare. Le ore della giornata più adatte a questa tecnica sono le ore del primo mattino o del tramonto, quando i polpi sono più attivi. Per quanto riguarda le stagioni, il polpo si cattura durante tutto l'arco dell'anno, con una maggior frequenza di grossi esemplari nei mesi autunnali ed invernali.

domenica 2 gennaio 2011

MA LEI GRONGHEGGIA

è un pesce molto simile all'anguilla. Può raggiungere, alcune volte, dimensioni importanti (lunghezza oltre i due metri e peso oltre i 50 kg) che, unitamente alla prelibatezza delle carni, (non tutti sono d'accordo) lo rendono una buona preda per il pescatore dilettante. grongo Predilige i fondali rocciosi, dove trova caverne e fessure per nascondersi, anche se è è possibile trovarlo anche nei porti e nei fondali sabbiosi. La profondità varia da pochi metri fino ad alcune centinaia. Logicamente gli esemplari più grossi vivono a grandi profondità, mentre da riva catture sui 10 kg sono ritenute straordinarie, diciamo che il suo peso si aggira intorno al 1/3 di kg - 1 kg. Abitualmente di giorno rimane nella tana, mentre di notte va alla ricerca del cibo. Pesce carnivoro, la sua dieta è fatta di pesci, cefalopodi e crostacei, sia vivi che morti. Il periodo migliore per pescare i gronghi è , gli adepti lo sanno, l'inverno, anche se numerose e ottime catture a Palinuro in Agosto di qualche hanno fa ... ; mesi più adatti dicembre, gennaio e febbraio; posti migliori le scogliere naturali, le insenature delle coste rocciose, dighe frangiflutti, porti, in generale qualsiasi zona di mare vicina agli scogli va bene, quando esce dalla tana può compiere anche grandi tragitti alla ricerca del cibo. Per la pesca vanno bene tutte le ore a partire dal tramonto fino alle prime luci dell'alba. Le stato del mare non condiziona le abitudini alimentari del grongo al contrario dei modi di pesca (piombi, lunghezza braccioli, ecc.). Cmq un fattore importantissimo è l' assenza della luna. Le notti prive di luna o parzialmente nuvolose, è parere comune, rendono meglio.

grongo in compagnia Io adopero una canna robusta da fondo o da surf-casting sui 4 - 5 metri col cimino rigido e robusto utile a contrastare la fuga del grongo verso la tana. Problemi ad avvertire le toccate non ce ne sono. L'abboccata, soprattutto se il pesce è grosso, è molto decisa ma spesso il grongo tende ad intanarsi dopo aver mangiato: una canna rigida e robusta può essere utile anche nei casi in cui si deve issare di peso la preda in presenza di coste rocciose molto alte. Adopero un mulinello robusto di buone dimensioni e monofili di spessore, che ritengo indispensabili in questo tipo di pesca che, solitamente, avviene a poche decine di metri dalla riva spesso ricca di scogli. Per terminali adopero monofili di diametro tra 0.40 e 0.50 a seconda delle taglia degli esemplari: la bocca del grongo è dotata di buoni denti che sono capaci di tagliare anche monofili dello 0.50. Si potrebbero usare come parte terminale un cavetto di acciaio oppure ricoprire con un tubicino di gomma (lungo circa 10 cm) il monofilo all'altezza dell'amo, ma entrambi tendono a ridurre le abboccate del grongo che non è così stupido come tanti pensano. Adopero ami robusti e di buone dimensioni. grongo in tana La costruzione del terminale per la pesca dei gronghi nei porti su fondo sabbioso non presenta molti problemi. L'importante è che la sarda, freschissima! è molto importante, perchè rilascia nell'acqua una specie di olio il cui aroma tenta il nostro amico in maniera irresistibile ...) o il filetto di sarda, sia appoggiata sul fondo. Uso montature con il piombo passante: il piombo a scorrere direttamente sulla lenza madre, una girella con moschettone e, sotto, circa 80cm - 1m di terminale con l'amo. Se il fondo è roccioso e il piombo si incaglia spesso:
- terminale con piombo a perdere alla fine della montatura, con l'amo al di sopra dello stesso. Il piombo legato al terminale con un un pezzo di monofilo di diametro inferiore a quello usato per il trave (diciamo uno 0.20) e l'amo con esca a bandiera, in modo che l'eventuale incaglio farà perderà solo il piombo, salvando però il resto della montatura.
- terminale senza piombo. il migliore in assoluto in termini di catture, in quanto presenta l'esca in modo completamente naturale. Con mare calmo, assenza di vento (oppure con vento alle spalle).
Adopero diverse esche: sardine, acciughe, cefalotti, gamberi, calamari, totani, polpi ma anche anellidi. Per me è indispendabile che l'esca sia abbondante. Cmq uso soprattutto la sardina; mi ripeto: deve essere molto fresca. Economica, facilmente reperibile, auto pasturante ; permette diversi tipi di inneschi. Sembra che il grongo sia fortemente attirato dal suo odore caratteristico. Sappiamo tutti come la pastura rivesta un ruolo importante; io la faccio a base di sardine, anche se nella serata di pesca ho deciso di usare altre esche. Preparo alcune retine dove metto alcune sardine a pezzi piccoli, sabbia, pane sminuzzato e dei sassi per favorire il lancio. Svolgo la pesca di solito  in zone dove ci possono essere delle possibili tane, vicino a scogli sommersi, cercando però di effettuare i lanci su fondo sabbioso, vicino alle banchine dove i pescatori effettuano la pulizia delle reti, nei pressi delle dighe frangiflutto... luoghi che possono essere un punto di passaggio di grossi gronghi. Pasturo ogni ora Il tocco è deciso per cui lascio, durante l'attesa, la frizione completamente aperta. La ferrata è rapida ( chiudo al massimo la frizione) per non permettere al grongo grossi spostamenti. Recupero piuttosto rapidamente per staccarlo dal fondo, il grongo ha la tendenza a rifugiarsi in tana e, una volta che ha abboccato, è difficile portarlo a riva, soprattutto se è di buone dimensioni.

 

I TRUCCHI DELLA PESCA ALL ORATA

Molta discussa è la pesca di questo pesce. Qualcuno afferma che è piu' prolifica la pesca dalla riva , qualche altro ritiene piu' redditizia la pesca al bolentino.
Prima di esaminare entrambe le ipotesi e regalarvi qualche segretoe trucco per la pesca all'orata, possiamo affermare che è un pesce abbastanza diffuso nei mari italiani, e lo si può individuare sia nelle vicinanze delle coste,a profondità che toccano al massimo una cinquantina di metri, che nei pressi delle foci dei fiumi, in acque non propriamente salate ma piuttosto salmastre, dove riesce lo stesso ad adattarsi facilmente. Si riproduce però in acqua salata in inverno. Il suo cibo preferito sono i piccoli molluschi, crostacei ed anche i bivalvi come i mitili, giacchè, essendo dotata di mandibole molto potenti, riesce ad aver ragione del loro guscio protettivo.

L'ORATA AL BOLENTINO
Muniamoci di una buona lenza da fondo, piombata opportunamente con peso scorrevole in modo da evitare intralci all’abboccamento della preda
che avviene sempre secondo <<modalità>>prolungate, che richiedono paziente attesa. Infatti, una caratteristica dell’orata è quella di sistemare il boccone toccandolo a lungo per poter metterlo in <<posizione>> tale da tritarlo con le mandibole. Ne consegue che l’esca deve essere il più possibile immobile. Un <<trucco>> molto usato è quello di racchiudere l’amo all’interno delle valve di un mitilo, così da celarlo completamente. Un’altra esca valida è il lombrico(per ciò che riguarda la pesca nelle foci dei fiumi o negli stagni salmastri),cozze,gamberetti,mazzancolle,cannelli.Meno efficaci ma piu' resistenti seppie e totani.
Quando si è certi che il pesce a abboccato definitivamente, <<strappare>> in maniera decisa, poiché in caso contrario l’amo potrebbe anche non riuscire a penetrare bene nell’interno della bocca, piuttosto duro e calloso. Usare sempre ami robusti e consistenti: nel caso che essi siano leggeri e fragili, l’orata potrebbe stritolarli, data la sua grande potenza mandibolare.
GLI AMI PER LA PESCA DELL'ORATA
Gli ami usati per la pesca dell'orata, variano dal n° 3 n° 6 al n° 14 n° 12 in base alle dimensioni delle orate pesca sul posto. Per esperienza constateremo che in un dato posto, vi si pescano esemplari di taglia media, useremo quindi ami del n° 12-14 ed in altri posti se cattureremo degli esemplari di taglia notevole useremo ami del n° 3 n°6. Se sappiamo che in quel luogo possiamo trovare orate molto grandi useremo un amo del n° 1.

LA PASTURA PER LA PESCA DELL'ORATA
Abbiamo gia' detto che la cozza è una delle esche preferite di questo pesce per cui nella pastura non possono mancare , aggiungete anche due o tre sardine e se volete qualche bigattino.

LA PESCA DELL'ORATA DALLA RIVA
Pescando da riva,in primavera e in zone di acqua salmastra ( in prossimita' o all'interno delle foci e degli estuari) si hanno piu' possibilita' in quanto si possono trovare Orate imbrancate,anche se piccole.
Dalla barca con il bolentino o la coffa (palamito) e' utile una pasturazione a base di mitili frantumati e sarde spezzettate, ripetuta per diversi giorni.
Per il bolentino le esche migliori sono : cozze gamberetti,mazzancolle,cannelli.Meno efficaci ma piu' resistenti seppie e totani.
Gli orari quelli centrali della giornata,la batimetrica intorno a -30 mt.
La lenza piu adatta e' il tipo a tre braccioli, con quello piu' alto portato al limite massimo in relazione alla lunghezza della canna,il piu' basso a toccare il fondo.
Questo perche' le Orate hanno l'abitudine di spostarsi sopra ai letti erbosi lambendone le parti piu' alte, mentre sulla sabbia si spostano praticamente a fondo.Pertanto e' opportuno che tra il primo e l'ultimo amo ci sia piu' distanza possibile.
Per la lenza e' sufficente lo 0,35, i braccioli possono essere da 0,30 o dello stesso 0,35 senza evidenti variazioni delle prestazioni.Anche per l'Orata e' utile l'impiego delle perline fosforescenti montate sulla lenza e sui braccioli (anche se la poca profondita' ne limita l'efficacia).
Infine la prima accortezza da osservare e' di utilizzare ami robusti.Non e' raro,infatti,che dopo lunghe ore di attesa si abbia un'abboccata e in fase di recupero si perda l'Orata per rottura dell'amo.


LA MONTATURA PER LA PESCA DELL'ORATA
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I TRUCCHI PER LA PESCA DELL'ORATA NELL'ALTO ADRIATICO

Per i pescatori dell'Adriatico l’innesco d’eccellenza è però la sardina fresca e leggermente salata. Peculiare è anche il modo di fissare la sardina all’amo: privata del capo, va infilzata tre volte e poi si fissa la base della coda stringendo un occhiello con il filo della lenza. La sardina così innescata è pronta al lancio. Essenziale è comunque la pastura e la lenza a favore di corrente.


COME SCOPRIRE SE UN'ORATA E' DI ALLEVAMENTO O E' DI MARECome sicuramente tutti saprete le orate possono anche essere allevate e quando andate a comprarle per non essere fregati (cioè per scoprire se il pesce è di mare) basta guardarne la coda.Se è grande allora è un orata di mare , se invece vi accorgete che è di piccole dimensioni è di allevamento. Tutto questo perchè essendo nelle vasche devono nuotare poco e la coda si sviluppa di meno.

sabato 1 gennaio 2011

PESCA NEI NOSTRI PORTI



La pesca nei Porti è molto diffusa della nostra penisola per la quantità di pesce che si può pescare ed anche dalla varietà di fauna presente nei porti, dove si può pescare tutto l'anno ed in tutte le ore.

Per pescare nei moli o nei porti si possono usare diverse tecniche di pesca in funzione dal tipo di pesce che si vuol pescare.
 
La più diffusa attualmente è la tecnica della bolognese, che consiste: in una canna abbastanza lunga circa 6/7 metri molto leggera e correlata di un mulinello molto leggero anche perché in questa tecnica la maggior parte del tempo la canna si tiene in mano. Generalmente in questa pesca si usa come esca il bighettino con l'aiuto del pasturatore per insidiare delle spigole o altri pesci predatori utilizzando una montatura con galleggiante e piombata a dovere.

La pesca nei porti è anche molto frequentata perché a causa degli spostamenti dei pescherecci e delle barche il fondale è sempre ed in continuo movimento, ciò fa si che il pesce trova sempre di cui cibbarsi senza difficoltà, ed è per questo che nei porti si possono trovare tante razze diverse di pesce, come: Spigole, Orate, Marmore, Granchi, Pesci Serra, Cefali, Polpi, ecc.

La bolognese non è l'unica pesca che si può fare nei porti, anzi. Molto diffusa è anche la pesca a fondo, che consiste in una canna da lancio abbastanza robusta con un mulinello sempre dello stesso calibro. Si prepara la montatura con un filo di nylon che varia dai 23/45, in funzione delle pesca e dal tipo di pesce che si vuol catturare, un piobo a palla scorrevole in modo tale da resistere alle forti correnti presenti nel molo ed infine uno o due ami che variano dal 10 all'1.

Le esce consigliate nei porti sono: Arenicola, Americano, Bighettino, Sardina, Coreano.

Blocco della pesca al tonno rosso: le reazioni alla decisione Ue

”Una decisione sorprendente e arrogante”. Commentano cosi’ Agci Agrital, Federcoopesca/Confcooperative, Lega Pesca e Federpesca, la chiusura anticipata della campagna di pesca del tonno rosso in Francia, Grecia e Spagna data senza preavviso dalla Commissione europea. ”E’ gravissimo – affermano i presidenti – che la Commissione con un ridicolo preavviso di qualche ora, decida di bloccare navi senza dare spiegazioni, evidentemente a seguito di pressioni delle solite Ong specialiste nel montare campagne ad effetto”. Secondo le associazioni, ”il fatto che la flotta italiana non sia interessata dal provvedimento, grazie alla moratoria decisa dal Governo nei mesi scorsi, non elimina la gravita’ di un atto che conferma la totale mancanza di considerazione da parte della Commissione degli enormi problemi a cui vanno incontro le imprese interessate”. Le organizzazioni ricordano come i pescherecci vengano quindi costretti ad interrompere improvvisamente le loro attivita’ a centinaia di miglia dai loro porti di provenienza, senza avere modo di ammortizzare gli investimenti sostenuti, tra cui i costi degli osservatori dell’Iccat a bordo. (ANSA)

TECNICA DI PESCA AL TONNO ROSSO NELL ALTO JONIO CALABRESE







La pesca d’altura è un arte complessa e non può essere affrontata superficialmente.Per prendere un Tonno non è sufficiente lanciare in acqua un po’ di sardine e avere una canna robusta. Ecco le più avanzate tecniche di pasturazione e le cure da dedicare all’attrezzatura per riuscire ad allamare, a combattere e a portare in barca, un gigante da ricordare per tutta la viotaIl combattimento con uno di questi giganti deve essere un esperienza totale, il Tonno va cercato combattuto e ucciso.Che la chiave della pesca al Tonno rosso sia un abbondante pasturazione a sardine, è noto a tutti.Che si peschi a drifting oppure all’ancora, sono comunque necessarie diverse casse di sardine per richiamare i tonni sotto la barca.Per una giornata di drifting in tirreno possono essere sufficienti quattro casse di sarde, che è meglio lanciare a piccoli pezzi, aggiungendone magari una intera ogni tanto.Ma soprattutto non tutti sanno che non è sufficiente lanciare in acqua manciate di pastura a caso per assicurarsi il risultato.

E’ ancora , che ogni giornata di pesca è diversa dalle precedenti, e se spesso il Tonno può reagire bene ad una semplice scia, altre volte questa lo rende diffidente alle esche.

Una buona azione di richiamo deve cominciare prima di una azione di pesca. Bisogna innanzi tutto riempire un secchio di sardine tagliate a quattro cinque trancetti. Quindi dopo aver individuato la direzione della corrente, risalirla per almeno mezzo miglio con la barca in moto, gettando in acqua piccole manciate di pastura. Una volta arrivati nel punto in cui si intende fermarsi è estremamente efficace descrivere con la barca una traiettoria a forma di otto, generando con le eliche una buona dose di schiuma e di rumore, ed intensificando il lancio di pastura, per poi posizionarsi all’estremità dell’otto immediatamente a monte di corrente. Poi si spengono i motori e, assolutamente senza sosta, si continua a pasturare, rallentando però il ritmo dei lanci.

Questa operazione si rivela spesso di un efficacia micidiale, non è raro che il Tonno si presenti sotto la barca entro la prima mezz’ora, probabilmente attirato dalla grande quantità di pastura gettata nel ribollire d’acqua creato dall’otto.

Un'altra buona tecnica di pasturazione, da svolgere a barca ferma con lenze già in acqua, è quella dei lanci a ventaglio. Si tratta di un espediente utile nel momento in cui tutte le lenze non riescono a stare nella scia della pastura, a causa di angoli strani tra la direzione della corrente e quella del vento.

Allora invece di lasciar cadere i pezzi di sarda in mare,  a formare una scia diritta e continua, è più efficace lanciarli si a destra che a sinistra (a Ventaglio), in modo che siano sparpagliati e procedano in una nuvola disordinata.

Questo sistema di pasturazione, benché richieda una quantità di sardine un po’ superiore,oltre a garantire una sicura copertura di tutte le lenze, sembra portare  i tonni un po’ meno selettivi e diffidenti nei confronti delle sardine innescate. Rimane da aggiungere che non tutte le sarde sono uguali.

Quelle freschissime, o anche quelle congelate in ottime condizioni, rendono decisamente meglio delle casse di scarsa qualità che molte pescherie riservano proprio ai pescatori.
 
ATTREZZATURE:

Le canne che solitamente si adoperano per la pesca al Tonno , mediamente sono canne armate pesanti, intorno alle ottanta libbre, visto che mediamente i Tonni nel Tirreno sono intorno ai 50 60 Kg.

Ma nel momento in cui nella zona di pesca prescelta girano voci che si sono verificati rotture di terminali da cento libbre, oppure pesci persi con attrezzature per pesci da 50-60 kg, allora vuol dire che gira qualcosa di grosso, quindi queste eventuali notizie, non sono affatto da trascurare!!!

Si preparano quindi immediatamente montature da 200 libbre con ami 10/0. In caso di buona sorte dopo un combattimento in stand up grazie anche alla bravura dell’Angler  vengono fuori belli esemplari anche sui 200 kg.

Catture del genere dimostrano che questi tipi di pesci ci sono, ma sono riservati a chi ci crede, ma ciò che conta davvero è proprio i materiali che si adoperano e la loro cura nel prepararli, in fatto soprattutto di qualità e del loro stato di usura.

Per ciò che riguarda gli ami , sono efficaci gli OWNER 6/0 per tonni fino ad ottanta chili, oppure i CIRCLE  HOOKS della MUTU oppure i più economici TUNA.

Per i Terminali si consiglia il fluoro Carbon , sia per la maggiore resistenza ai denti, che per la minore visibilità,  inoltre è bene adoperarne uno nuovo per ogni pesce. Inutile pensare al loro costo , se si pensa quanto si spende in carburante e sardine per un uscita di pesca d’altura.


Anche se la tecnica del drifting è decisamente la più efficace nella maggior parte dei casi, i Tonni del tirreno si possono prendere anche a Traina. In particolare, quando si vedono insistenti mangianze e ci si accorge che sono generate da pesci grossi, vale la pena di tentare. Per i Tonni da 10-50 kg.

L’artificiale che ha reso meglio è il RAPALA MAGNUM SINKING, cioè quello con paletta metallica da 18 cm di colore viola.

Un accorgimento determinante, è quello di modificare i Rapala, cioè quello di sostituire le ancorette originali poco resistenti con un amo doppio di dimensioni maggiori.

La tecnica è semplice: si vede la mangianza e la si aggira senza attraversarla, facendo in modo che solo i rapala calati a 20-40 metri da poppa, passino in mezzo ai pesci, mentre la barca procede a 6-7 nodi, dopo di che si consiglia frizione ben regolata e sangue freddo, perché  l’abboccata sul rapala, e dieci volte superiore di quella su una sardina ferma.

SURFCASTING: L ORATA


II surf casting è una disciplina che si pratica spesso in condizionidi mare mosso, cercando di individuare con precisione le fasce di pascolo delle varie specie di pesce.Sicuramente l'orata rappresenta una delle prede più ambite dai pescatori di surf e non solo.
Combattente poderoso, è in grado di opporre una notevole resistenza durante il recupero.
Appartenente alla vasta famiglia degli Sparidi, l'orata puo raggiungere il peso di circa 8 kg, anche se la media delle catture si attesta attorno al chilo. La grande capacità di adattamento che la contraddistingue, e la vastità di una dieta che le è valso l'appellativo di "regina mangiatutto", ne fanno un pesce tutt'altro che sproweduto, anzi, proprio questo suo vario modo di essere crea qualche indecisione su co­me sedurla efficacemente.

L'ambiente ideale dove tentarla è costituito da fondali con alta concentrazione organica che favoriscono lo sviluppo di molluschi e invertebrati.

La presenza di rocce sparse o di zone ricche di posidonia rendono lo spot ancora piu promettente. La cercheremo nei settori a bassa turbolenza, dove la corrente perde di intensità rilasciando il suo prezioso caricico,mentre una attrezzatura per sua maestà dovrà avere delle caratteristiche idonee sia per raggiungere i pascoli che a volte specialmente su fondali bassi sono molto distanti, e sia per contrastarla efficacemente durante il recupero.

Spazio dunque alle telescopiche di ulti­ma generazione con azione intorno ai 150-170 grammi, o meglio ancora alle performanti rip in due pezzi di uguale potenza.

Per i mulinelli opteremo per fissi qualitativamente eccelsi, con ampia bobina e frizione affidabile, che imbobineremo con li­no 0,22-0,23 nel caso in cui necessiteremo di lanciare a grande distanza, negli altri casi uno 0,25-0,28-0,30 sarà il riferimento ideale.

Le esche tipiche da spiaggia solitamente sono rappresentate da anellidi, vermi e molluschi: americano e bibi sono le soluzioni più pratiche che garantiscono comunque un alto indice di gradimento. In alternativa ottimo è il cannolicchio rigorosamente fresco, anche utilizzato con entrambe le valve.

Anche l'arenicola innescata generosamente è molto efficace, ma soffre l'attacco di pesci piu piccoli e mal si presta ad una pesca tipicamente di attesa.

II terminale piu idoneo e l'intramontabile long arm scorrevole, realizzato con un bracciolo dello 0,22-0,25 lungo anche 150 centimetri recante un robusto amo del n°2 a becco d'aquila. Dopo un approccio timido e circospetto l'orata puo manifestare la sua presenza in diversi mo­di: gli esemplari piu piccoli solitamente sono molto irruenti facendo sussultare più volte freneticamente la canna, mentre quelli di taglia maggiore la inarcheranno in maniera molto decisa.

Se la ferrata awiene sulla corta distanza... occhio ai picchetti, che rimangono comunque più indicati del treppiedi.Dopo averne gestito le furia iniziale a canna alta, appena giungerà nei pressi dello scalino dovremo cambiare assetto di recupero, abbassando la canna stessa per ammortizzare le poderose testate, e camminando parallelamente alia battigia aspetteremo il momento propizio per spiaggiarla. Le condizioni migliori per insidiarla sono con mare in scaduta o quasi calmo, ottime le perturbazioni di scirocco.

In primavera/estate si cattura an­che con mare particolarmente piatto.

L'orata è un pesce che predilige la marea montante e intensifica la propria attività du­rante le ore diurne: ottima alba e tramonto ma anche le ore centrali nei periodi di scuro di luna o crescente al primo quarto.

SURFCASTING IN CALABRIA IL SARAGO

Surf casting - il SaragoSURFCASTING AL SARAGO

Presente in mediterraneo con 5 specie, i saraghi sono insieme alle mormore i pesci piu diffusi lungo le nostre coste. La specie che maggiormente interesserà ii surf caster è il sarago maggiore, sia per l'abitudine di
frequentare abitualmente anche le spiagge, e sia per la taglia che puo raggiungere: gli esemplari oltre il chilogrammo, nelle condizio­ni giuste sono infatti tutt'altro che rari .......

Preda tipica da mare mosso, il sarago maggiore lega la sua attivita alimentare all'intensità del moto ondoso, senza il quale la sua cattura diviene sporadica e occasionale anche di notte. Pesce gregario ed errante, ama spostarsi in branchi composti da numerosi esemplari, risalendola corrente parallelamente alla battigia e a ridosso del gradino di risacca.

Le grandi capacita natatorie, abbinate ad un'estrema abilità di alimentarsi velocemente agguantando i fugaci e piccoli bocconi in balia delle acque, rendono particolarmente diffici­le e avvincente la sua pesca, do­ve per sedurlo è necessario far lavorare le nostre insidie all'interno dei settori piu' ostici: quelli di massima turbolenza. Se catturarne un esemplare non è mai un grosso problema, lo è invece dare continuità alle catture.

La precisione nel lancio, e l'abilità anche nel seguirne per quanta possibile gli spostamenti, sono peculiarità importanti ai fini della realizzazione del camiere: a volte può essere opportuno pe­scare in itinere spostando la postazione.

L'attrezzatura, a differenza di quella utilizzata per la spigola nelle medpesca in calabria sarago a surf castingesime condizioni, dovrà essere più sensibile e possibilmente più leggera.

Le ultime tendenze parlano di canne più lunghe del normale, 5 metri, in grado di stare in pesca con la lenza alta sulle onde. Anche in questo caso conviene optare per soluzioni senza shock lea­der se ci sono le alghe.

Il calamento più indicato è l'intramontabile pater noster, con due braccioli corti tra i 20-40 centimetri di diametro compreso tra lo 0,25-0,35 montati su snodi a tre vie. Le esche migliori sono rappresentate dalle striscie di calamaro, dai tentacoli dei polpi, dai cappellotti e dai piccoli bibi.
   
Gli ami dovranno essere piccoli e robusti, meglio in acciaio, che con numerose catture rimangono efficienti e penetranti nella coriacea bocca dello sparide. Il recupero è abbastanza divertente specie se si ha la fortuna di realizzare una bella coppiola.

   
Una magnifica coppiola di saraghi di buona taglia. Sicuramenteper ottenere questi risultati, è necessario conoscere perfettamente la zona di pesca e scegliere le condizioni meteo marine ideali. 

surfcasting sarago

Surf casting - il SaragoSURFCASTING AL SARAGO

Presente in mediterraneo con 5 specie, i saraghi sono insieme alle mormore i pesci piu diffusi lungo le nostre coste. La specie che maggiormente interesserà ii surf caster è il sarago maggiore, sia per l'abitudine di
frequentare abitualmente anche le spiagge, e sia per la taglia che puo raggiungere: gli esemplari oltre il chilogrammo, nelle condizio­ni giuste sono infatti tutt'altro che rari .......

Preda tipica da mare mosso, il sarago maggiore lega la sua attivita alimentare all'intensità del moto ondoso, senza il quale la sua cattura diviene sporadica e occasionale anche di notte. Pesce gregario ed errante, ama spostarsi in branchi composti da numerosi esemplari, risalendola corrente parallelamente alla battigia e a ridosso del gradino di risacca.

Le grandi capacita natatorie, abbinate ad un'estrema abilità di alimentarsi velocemente agguantando i fugaci e piccoli bocconi in balia delle acque, rendono particolarmente diffici­le e avvincente la sua pesca, do­ve per sedurlo è necessario far lavorare le nostre insidie all'interno dei settori piu' ostici: quelli di massima turbolenza. Se catturarne un esemplare non è mai un grosso problema, lo è invece dare continuità alle catture.

La precisione nel lancio, e l'abilità anche nel seguirne per quanta possibile gli spostamenti, sono peculiarità importanti ai fini della realizzazione del camiere: a volte può essere opportuno pe­scare in itinere spostando la postazione.

L'attrezzatura, a differenza di quella utilizzata per la spigola nelle medpesca in calabria sarago a surf castingesime condizioni, dovrà essere più sensibile e possibilmente più leggera.

Le ultime tendenze parlano di canne più lunghe del normale, 5 metri, in grado di stare in pesca con la lenza alta sulle onde. Anche in questo caso conviene optare per soluzioni senza shock lea­der se ci sono le alghe.

Il calamento più indicato è l'intramontabile pater noster, con due braccioli corti tra i 20-40 centimetri di diametro compreso tra lo 0,25-0,35 montati su snodi a tre vie. Le esche migliori sono rappresentate dalle striscie di calamaro, dai tentacoli dei polpi, dai cappellotti e dai piccoli bibi.
   
Gli ami dovranno essere piccoli e robusti, meglio in acciaio, che con numerose catture rimangono efficienti e penetranti nella coriacea bocca dello sparide. Il recupero è abbastanza divertente specie se si ha la fortuna di realizzare una bella coppiola.

   
Una magnifica coppiola di saraghi di buona taglia. Sicuramenteper ottenere questi risultati, è necessario conoscere perfettamente la zona di pesca e scegliere le condizioni meteo marine ideali. 

FOTO TERMINALI DA SURFCASTING